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Boss e colletti bianchi in terra emiliana

Mafie L’etica d’impresa non funziona come inibitore. L’apporto del mafioso, prima considerato un costo, come la corruzione di uomini politici e pubblici funzionari, adesso è diventato un investimento vero e proprio perché indirizzato a produrre utili ritenuti sicuri e sorprendenti

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 1 dicembre 2018
Arrivato a Quattro Castella, nei dintorni di Reggio Emilia, una trentina di paesani si fanno incontro per rendere omaggio al boss Antonio Dragone, originario di Cutro in provincia di Crotone. Siamo nel giugno del 1982, una data utile per rintracciare le origini della ‘ndrina che ha preso il suo nome e si è stabilita a Reggio Emilia per poi generare quella di Nicolino Grande Aracri, falcidiata dalle condanne con rito abbreviato già definito in Cassazione, e con rito ordinario con la recente sentenza del Tribunale di Reggio Emilia. Sentenze importanti perché certificano l’esistenza della ‘ndrangheta unitaria e autonoma a Reggio...

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