Editoriale

Corruzione, fabbrica di antipolitica

Tangenti La fabbrica della corruzione potrebbe allargare il mare dell’astensione, premiare i 5Stelle, tributare a Salvini il consenso delle sue fitte schiere

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 17 maggio 2019

Le tangenti sulle opere pubbliche, le mazzette che passano di mano in mano in ascensore, il voto di scambio politico mafioso con il colletto bianco nel caso Siri, gli amministratori accusati di truffare i concorsi nella sanità come in Umbria, fino al sospetto di infiltrazioni criminali nella ricostruzione del ponte Morandi. E ieri l’arresto di sindaco e vicesindaco di Legnano città simbolo della Lega.

E’ questa la grande fabbrica dove si produce l’antipolitica, a ritmi così serrati che, diciamo la verità, queste notizie di ordinaria corruzione non solo non stupiscono, ma la retorica che poi ne segue semmai è quella della magistratura a orologeria, o del garantismo peloso con i forti, feroce («buttare la chiave») con i deboli.

Con Salvini la Lega vende l’immagine di un partito ripulito dal matrimonio ventennale con Berlusconi, ma le inchieste che la coinvolgono insieme ai politici di Fi, raccontano la normalità di un voto di scambio continuato e aggravato nella regione leader del paese. Il ministro dell’interno sminuisce, sorvola e se la prende con gli immigrati, sparando avvertimenti alla nave Sea Watch, provando così a deviare l’attenzione dell’opinione pubblica sul terreno della sicurezza che tanti voti dovrebbe regalargli la sera del 26 maggio.

Ma anche per il capo della Lega sta diventando difficile mantenere il sorriso del vincente, con i 5Stelle che gli mettono sul tavolo il conflitto di interessi e il voto di scambio politico mafioso.

Riuscendo tra l’altro a guadagnare il consenso del presidente Grasso e dei senatori di Leu sul voto di scambio, e a spingere il Pd e Fi a votare contro. Oltretutto la rivolta degli striscioni e delle lenzuola ai balconi gli sta preparando, a Milano, un comitato di accoglienza, per il gran finale in piazza con Marine Le Pen.
Il balcone popolare contro quello mussoliniano, il selfie irridente contro quello osannante, tutte forme creative di opposizione che colpiscono con l’arma dell’ironia contagiosa. Per questo la reazione dell’interessato è rabbiosa e goffa al tempo stesso, con la polizia che strappa gli striscioni e denuncia gli inquilini.

Con l’episodio, molto grave, della professoressa di Palermo sospesa dal servizio e dallo stipendio per aver lasciato liberi gli studenti di esprimersi sulle analogie tra la storia e l’attualità politica. Avrebbe dovuto censurare il lavoro dei ragazzi.

Non sapremo dire quanto e come la corruzione peserà sul voto, non molto a giudicare dall’estensione di un fenomeno che affonda nella società. Del resto di Tangentopoli si finì di parlare quando le inchieste arrivarono alla ragnatela della corruzione endemica.

Cantone cita Mattarella sul “furto di democrazia” perché è evidente che con le tangenti si scalano i partiti, le cariche pubbliche, mentre il cittadino è relegato nel ruolo di suddito. Da rabbonire o da spaventare a seconda del momento.

La fabbrica della corruzione potrebbe allargare il mare dell’astensione, premiare i 5Stelle, tributare a Salvini il consenso delle sue fitte schiere. Sicuramente finirà nell’imbuto delle prossime elezioni europee, riverberando su un contratto di governo con il detonatore.

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