Nico Cué , classe ‘56, spagnolo delle Asturie, figlio di un minatore antifranchista, è stato scelto dal Partito della sinistra europea come spitzenkandidat, e cioè candidato presidente della Commissione europea, insieme alla slovena Violeta Tomi. Cué per dodici anni è stato Segretario Generale dei lavoratori valloni. In questi ultimi anni ha lavorato a riunire i sindacati metalmeccanici europei per unificarne le lotte. Negli scorsi giorni era a Roma per lanciare la corsa della lista La sinistra.

Alle prossime europee i socialisti parlano di un «fronte da Macron a Tsipras». Il premier greco è un vostro compagno, suo predecessore alla candidatura a presidente della Commissione. Parteciperete a questo fronte?

Da quando c’è Macron le lotte in Francia sono aumentate perché sta distruggendo il modello sociale nato dalla lotta di resistenza contro il nazifascismo. Zingaretti e gli altri social-liberisti hanno smontato, come Macron, il welfare e il modello sociale europeo.

Zingaretti dichiara di voler imprimere una svolta al suo partito. Non gli crede?

Zingaretti immagina di fare sintesi tra programmi contrapposti? E come? Tsipras ha lottato contro la Troika per allargare il welfare, non per distruggerlo. Nella conferenza stampa che ho fatto con lui, appena quindici giorni fa, Alexis ha detto che il giorno dopo le europee starà nel Partito della sinistra europea, non tra i socialisti. Che peraltro fanno le campagne elettorali a sinistra e poi governano a destra.

Resta il rischio della vittoria dei nazionalisti. Se non volete fare fronte con i S&D, faranno loro la maggioranza.

I nazionalisti sono cresciuti proprio in contrapposizione e a causa delle politiche fatte dai socialisti sul piano liberista. Il 26 maggio dobbiamo eleggere il maggior numero di parlamentari europei per costruire una opposizione forte alla Commissione e al Consiglio. La sinistra nel parlamento europeo deve confrontarsi con gli altri gruppi sulla base del suo programma. A partire dalla modifica dei Trattati.

Ma se non farete alleanze con S&D resterete soli.

Faremo alleanze con chi vuole rafforzare il welfare e lavorare per la piena occupazione, per il Green new deal, per i diritti dei lavoratori. Bisogna ridurre le differenze sociali, nei singoli paesi e tra i diversi paesi. C’è un problema di equilibrio nell’industrializzazione in Europa e questo ha a che vedere con il tema del clima, della riconversione ambientale delle produzioni e dell’economia. Su questo cercheremo senz’altro alleanze. E anche per cambiare le politiche della Bce: invece di salvare le banche private chiediamo risorse per la riconversione ambientale, la riduzione dell’orario di lavoro. Serve un ruolo dello stato nell’economia e una programmazione che guardi al lungo periodo.

Parliamo dell’Italia. Da noi una formazione di sinistra non decolla, almeno fin qui.

I problemi ci sono dappertutto. Siamo divisi in tutta Europa, non solo in Italia. Bisogna superare le divisioni. Andiamo verso una Europa della competizione tra gli stati. La sinistra deve fare liste che ricostruiscano una speranza.

È questo il punto. Gli elettori italiani sembrano crederci poco.

Io ho fatto sempre il sindacalista nella vita ma quando vado a votare mi chiedo perché vado a votare. Molti lavoratori si astengono perché non capiscono perché dovrebbero farlo. Per ottenere i voti bisogna unirsi e avere la forza di ricostruire la speranza. Puntiamo alla rinascita della sinistra in relazione alla Sinistra europea. E l’unità è necessaria per rompere la dinamica dell’estrema destra e dei liberisti.

E invece la dinamica della sinistra sembra quella della frammentazione.

Vede, sono spagnolo e ho conosciuto il franchismo. Mio padre era un militante di sinistra ed è dovuto scappare dalla Spagna. Io sono andato in pensione ma non mi sono ritirato a vita privata. La destra che rientra nei parlamenti nazionali è un fenomeno che non può essere osservato tranquillamente. L’unità della sinistra come si sta facendo oggi in Italia è il principio da cui partire per sconfiggere la destra e organizzare la lotta contro l’aumento dell’età per andare in pensione, la distruzione della salute pubblica, l’aumento della precarietà, la riduzione dei salari. Dobbiamo ricostruire il conflitto sociale per evitare la guerra tra i poveri che è il terreno su cui stanno crescendo le destre nazionaliste. Serve una visione di società, la lotta e una sinistra che si occupi del futuro per i più deboli. Cosi si combatte la destra. Se non lo facciamo, la destra ci porterà al disastro. E con i nazionalismi si riaffaccia il pericolo della guerra. Anche in Europa.

(ha collaborato Stefania Tuzi)