Ieri mattina, nonostante la nuova ipotesi di compromesso raggiunta nella notte sul nodo dei licenziamenti, circolava ancora un certo pessimismo sulla possibilità di approvare presto il decreto Agosto, tanto che il reggente 5S Crimi ipotizzava il varo «prima di ferragosto».

Poi il ministro Gualtieri ha annunciato la fumata bianca sui licenziamenti e di conseguenza la riunione del cdm oggi per l’approvazione del dl: 91 articoli, 25 miliardi di copertura in deficit.

Qualche spina ancora c’è ma non troppo acuminata. Oltre alla soluzione salomonica sui licenziamenti, il vertice dei capidelegazioni ha aggiunto due voci importanti. Su proposta del ministro Provenzano, le aziende che operano nel sud usufruiranno di uno sgravio fiscale del 30%, su tutti i lavoratori e non solo sui neoassunti, dal primo ottobre al 31 dicembre. La decontribuzione, previo semaforo verde della Commissione europea, dovrebbe proseguire invariata negli anni successivi, fino al 2025, scendere al 20% nei due anni seguenti e poi al 10% fino al 2029. Costo: un mld quest’anno e altri 4 in futuro. Le tasse delle aziende sospese nei mesi di marzo, aprile e maggio dovranno essere poi saldate subito solo per metà. Il rimanente 50% verrà pagato nei due prossimi anni.

Prorogata invece fino al 31 dicembre la sospensione delle tasse sui settori maggiormente in crisi, ristorazione e turismo. In questo caso l’investimento è molto cospicuo: 3,8 mld.

L’ultimo scontro è stato sulla riscossione delle cartelle esattoriali e sulle tasse per gli autonomi. Gualtieri insisteva per non andare oltre il 15 ottobre. Italia viva ha puntato i piedi, in particolare sul nodo delle tasse di novembre. «Il nostro sì all’accordo è subordinato ad alcune misure fiscali, prima di tutto lo slittamento delle tasse di novembre per autonomi e forfettari», chiarisce il neopresidente renziano della commissione Finanze della Camera Marattin. Tenendo conto che, dopo la sospensione dei licenziamenti, la proroga delle riscossioni era il punto più delicato del dl non si trattava di un sospeso da poco. Ma Iv la ha spuntata. Il renziano Marco Di Maio ieri sera già cantava vittoria: «Se come sembra ci sarà lo slittamento delle tasse di novembre per gli autonomi sarà un’ottima notizia».

Non ancora definita invece la situazione su altri due capitoli. Il rimborso del 20% delle spese nei ristoranti, pur con un tetto massimo e a condizione che il pagamento non sia in contanti, potrebbe essere dimezzato. Oltre che a sostenere uno dei settori più colpiti dalla crisi la misura dovrebbe rilanciare la campagna contro il contante interrotta dal Covid. Ma nell’ultima bozza del dl non ce n’era traccia, forse perché non è ancora chiaro come dovrebbe avvenire il rimborso e si sa che è proprio su questi particolari, la traduzione in pratica corrente delle disposizioni annunciate, che si sono verificati gli scivoloni peggiori nei precedenti decreti. Cassata invece l’idea di allargare il rimborso ad altri settori in difficoltà: abbigliamento e arredo.

Difficoltà finali anche per la proposta “Filiera Italia” della ministra Bellanova: un mld da destinare a fondo perduto per i ristoratori che puntano sul made in Italy. Costa un mld che potrebbe essere necessario per coprire lo sgravio del 30% per le aziende del sud. Si tratta comunque di ostacoli minori. Il grosso è fatto. Zingaretti si dichiara contentissimo, «Sono state accolte tutte le priorità del Pd». Iv è «nel complesso soddisfatta dall’intesa».

Gli scogli aspettano governo e maggioranza su un altro dl, quello Semplificazioni. Gli emendamenti inizieranno a essere discussi in commissione al Senato il 24 agosto. Sono circa 3mila, oltre la metà dei quali della maggioranza, nonostante l’invito di Conte a limitare le richieste di modifica del dl, che non piace affatto a buona parte della maggioranza stessa, al punto che la capogruppo di LeU De Petris ne ha chiesto il ritiro. Non sarà una passeggiata.