Un guscio vuoto, utile per raschiare qualche voto con le promesse elettorali sulla «Flat Tax» «ingiusta, regressiva e irrazionale» in vista delle europee del 26 maggio, ma che conferma una scenario «recessivo», in particolare al Sud. È il Documento di Economia e Finanza (Def) visto dai sindacati e dalla Svimez ascoltati ieri nelle audizioni davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato insieme, tra gli altri a Confindustria, Corte dei Conti Bankitalia e Istat. è la certificazione degli errori fatti sulle strime di crescita e non mette a fuoco tutte le cause della recessione, il vero motivo della bassa crescita- ha detto la vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi – Pensare che lo sviluppo sia affidato al “Decreto crescita” o allo “Sblocca cantieri” significa affidarsi a incentivi e deregolazione il cui impatto è stimato dal governo di appena un decimale e due per l’anno prossimo». Nel Def questi decreti ancora fantasma servono a raggiungere lo 0,2%.

Per il sindacato guidato da Maurizio Landini la politica economica dei «populisti» è in continuità con quello dei precedessori: svalutazione competitiva per aumentare le esportazioni, mentre la crescita dei redditi da lavoro è collocata al di sotto dell’inflazione della produttività nominale. Sul lato interno sono insufficienti gli investimenti pubblici: solo 1,3 miliardi per il 2020 (1,6 per il 2021). Erano il 3% nel 2007. Insieme a Cisl e Uil, la Cgil ha chiesto un «graduale incremento fino al 6% del Pil per infrastrutture sociali, energetiche e digitali».

Con il crollo delle previsioni di crescita il governo «gialloverde» ha anche messo in preventivo l’aumento della disoccupazione (11,2% nel 2020). La «crescita» minimale allo 0,2%, che rischia di essere anche più bassa, non permette nemmeno di individuare oggi le risorse per disinnescare le clausole Iva: 1,3 punti di Pil, 23 miliardi nel 2020 e 28,7 miliardi a decorrere dal 2021. Il culmine dell’incertezza è raggiunta da una non meglio specificata «flat tax» il cui importo sarebbe di 15 miliardi: «una misura ingiusta e regressiva, a beneficio dei ricchi». Per la Cgil questa «misura miope con velleità elettoralistiche» avrebbe effetti irrazionalmente distribuiti e benefici concentrati sui redditi più alti, penalizzando i secondi percettori di reddito, in gran parte donne.

La flat tax «per me concettualmente va bene. Prima di diventare ministro ne ho anche scritto a favore. Ovviamente si deve mantenere quella progressività che è anche nel dettato costituzionale». ha detto il ministro dell’economia Giovanni Tria a «1/2h in più» su Rai Tre, sottolineando che «il problema è di agire attraverso una riforma progressiva». «Non c’è il rischio» di una patrimoniale – ha aggiunto – personalmente e concettualmente sono molto contrario. In Italia colpirebbe tutto il patrimonio immobiliare, colpirebbe al cuore i risparmi italiani e avrebbe un impatto distruttivo su crescita e consumi», ha detto Tria, evidenziando che «solo parlarne crea una tale incertezza che fa un danno forte all’economia».

Per Confindustria, invece, è l’incertezza è generata dalla mancanza di veri riferimenti al finanziamento della «flat tax». Le mirabolanti, e temibili, previsioni del governo, a cominciare dai 18 miliardi di euro da tagliare in un solo anno, questo, è un’indicazione in questo senso.

Nella valutazione della Svimez l’«incertezza» è addebitata invece a una strutturale mancanza di progetto nella politica economica. Luca Bianchi, direttore Svimez, ha sottolineato come il quadro emerso dal Def confermi «i rischi di un forte rallentamento dell’economia nazionale e di una grande frenata economica del Mezzogiorno. Le nostre previsioni tendenziali prevedono, un Sud che torna con segno meno». Il Mezzogiorno è entra tonel 2019 – ha continuato Bianchi – con una situazione di «stress economico» maggiore rispetto al resto del paese. «Le nostre previsioni tendenziali per il 2019 sono di un +0,2 per cento di dinamica del Pil a fronte di -0,2 nelle regioni del Mezzogiorno». Questo è «uno scenario recessivo».

Dalle parti del governo c’è la speranza che un aumento congiunturale della produzione industriale a febbraio sia il primo passo per la ripresa «incredibile» vaticinata dal premier Conte nel secondo semestre. «L’Italia ha battuto Germania, Francia, tutti quanti nell’area euro» ha detto il vice Di Maio.

***Bankitalia: record debito pubblico
Per Bankitalia il debito pubblico è al 132,2% del Pil: 2.363,6 miliardi a febbraio, 5,3 miliardi in più nel 2018. Lo si legge nel bollettino «Finanza pubblica: fabbisogno e debito». Nello stesso mese le entrate tributarie sono calate dell’1,7%. I giudizi sulla situazione economica e nelle imprese con oltre 50 addetti «sono nel complesso negativi, ma meno marcati rispetto alla rilevazione di dicembre» si legge invece nell’Indagine su aspettative di inflazione e crescita a marzo.