Nel 1951 il dottor Arata Osada raccolse in un libro le testimonianze dei bambini che sopravvissero alla bomba sganciata su Hiroshima il 6 agosto 1945. Il libro fu trasposto per il cinema l’anno seguente, quando il grande sceneggiatore e regista Kaneto Shindo realizzò Hiroshima no ko (I bambini di Hiroshima). Il film non piacque troppo però al sindacato degli insegnanti, l’associazione che lo aveva finanziato, e venne deciso così di provare ancora una volta con qualcosa che fosse più forte e riuscisse a far passare il senso di terrore e disperazione in cui l’intera popolazione di Hiroshima provò nel dopo bomba.

Si girò quindi un nuovo adattamento del libro, intitolato semplicemente Hiroshima, diretto da Hideo Sekigawa e realizzato al di fuori dal sistema produttivo e di distribuzione tradizionale. Il film uscì nell’agosto del 1953 ed è composto anche da immagini documentarie girate subito dopo l’esplosione, alcune di quelle scene furono poi riutilizzate per Hiroshima Mon Amour. Da un punto di vista prettamente stilistico, non si tratta di un lavoro perfetto, ma più che mai in questo caso quel che conta è la reazione viscerale che riesce a provocare nel pubblico, senza contare il valore storico della pellicola.
Si apre come una sorta di film pedagogico, una classe in cui alcuni ragazzi sopravvissuti alla bomba descrivono le patologie che l’esplosione ha lasciato loro, ma è nella lunga e straziante parte centrale che il film eccelle: l’esplosione e i giorni che seguirono il massacro vengono riprodotti e descritti senza nulla risparmiare, corpi ammassati su corpi, deformazioni, fiamme e ovunque bambini che piangono, si disperano e muoiono. La recitazion – ci sono degli attori professionisti fra cui Eiji Okada (Hiroshima Mon Amour), ma anche molti non professionisti che l’esplosione la soffrirono sulla pelle – è spesso esagerata e trasforma il barcollare dei corpi superstiti quasi in zombi, ma l’effetto destabilizzante e scioccante resta ed è potente. Senza poi contare che non sono risparmiate bordate all’imperialismo giapponese che portò la sua popolazione al macello. Interessante come la colonna sonora sia opera di Akira Ifukube, compositore che l’anno seguente avrebbe realizzato quella di un altro film contro l’atomica, ma di tutt’altro genere: Godzilla. Hiroshima è stato recentemente riscoperto, restaurato e ha girato alcuni festival nel corso dell’anno passato e un mese fa circa è stato distribuito anche in Dvd e Blu-ray nel Regno Unito.

Ci spostiamo nel genere animato con Pikadon, un cortometraggio poco conosciuto realizzato da Renzo Kinoshita nel 1979. Ma è un’animazione semplice e quasi eterea quella che si vede qui, senza parole ma accompagnata da una musica live, e che descrive il giorno dello sgancio della bomba per una famiglia di Hiroshima. Tutto procede come ogni giorno fino a quando si accende una luce scintillante nel cielo. Le immagini che seguono, da eteree e quasi da libro per ragazzi (il corto deriva infatti da un libro) si trasformano in puro inferno, corpi che si squagliano, altri carbonizzati ed altri ancora scarnificati all’istante. Non siamo soliti raccomandare metodi di visione «illegali» ma qui ci sentiamo di fare un’eccezione: il corto si trova su Youtube o Vimeo e va assolutamente visto, come andrebbe fatto obbligatoriamente vedere nelle scuole anche Hiroshima. Più ci si allontana temporalmente dalla tragedia delle due bombe atomiche, più il tutto sembra irreale o dato per scontato: «È il passato! È la Storia, si trova nei libri». Questi due lavori hanno il pregio di rendere l’efferatezza e l’assurdo inferno di quei giorni terribilmente presente.

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