Editoriale

Il nuovo manifesto al primo giro di boa

Il nuovo manifesto al primo giro di boaJohnny Depp per il manifesto – Luca Celada

Bilancio Un rendiconto dei primi sei mesi della nuova cooperativa: conti in ordine per poter rafforzare il giornale. Ma buone fondamenta da sole non bastano: abbonamenti e vendite unica fonte di ricavi (il 95%). Crolla la raccolta pubblicitaria

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 17 settembre 2013

Care lettrici e cari lettori, dopo un’estate passata sempre sul chi vive, siamo finalmente in grado di raccontarvi come sono andate le cose, dal punto di vista economico, per il nostro/vostro manifesto nei primi sei mesi di vita della nuova cooperativa.

Le informazioni che vogliamo darvi sono tante ma con un po’ di attenzione speriamo di restituirvi il quadro, incoraggiante ma non ancora risolutivo, che è alle nostre spalle e di fronte a noi.

Innanzitutto alcune novità per chi segue il manifesto da tanti anni: non abbiamo debiti e almeno nel primo semestre abbiamo registrato un piccolo utile.

Fortunatamente, dopo la liquidazione della vecchia cooperativa, le vendite all’inizio dell’anno hanno tenuto e gli abbonamenti non sono diminuiti in modo preoccupante. Un risultato non da poco visti gli eventi che negli ultimi due anni hanno costretto il vecchio manifesto alla liquidazione e l’addensarsi sulle nostre teste di una vera «tempesta perfetta»: la crisi economica peggiore dal ’29, la crisi profonda della carta stampata, il taglio del contributo pubblico all’editoria, una rivoluzione tecnologica nel mondo dell’informazione pari a quella di Gutenberg e l’agonia drammatica della sinistra politica. Ce n’era abbastanza, almeno all’inizio, per essere se non pessimisti decisamente scettici sulle nostre sorti.

Obiettivo: pareggio economico senza i contributi

Almeno finora, però, grazie a voi e a un pizzico di nostra caparbietà non è andata così. Il bilancio semestrale al 30 giugno 2013 presenta un leggero utile che potrebbe consentire, a vendite costanti in edicola (ma i dati estivi sono ancora sotto verifica), un bilancio di questo primo anno di attività in tendenziale pareggio.

I ricavi dei primi sei mesi sono stati di poco superiori ai 3 milioni di euro (quasi tutti, il 95%, da vendite e abbonamenti), mentre i costi sostenuti sono stati pari a 2.868.000 euro.

Come forse saprete, fino al 2014 non incasseremo alcun finanziamento pubblico, perciò i primi due anni di vita della nuova cooperativa dipendono esclusivamente dalle vendite e dal sostegno dei lettori. Matureremo però il diritto a riceverlo e quindi alla fine del 2014 vedremo il rimborso di una parte dei costi sostenuti fin qui. La cifra dipenderà dagli stanziamenti governativi.

In ogni caso, il piano di avviamento triennale della nuova cooperativa per andare avanti non fa affidamento, a differenza del passato, sul contributo pubblico. In altre parole, miriamo al pareggio economico senza contributi pubblici di nessun tipo: tanto entra tanto si spende.

Perciò vendite e abbonamenti sono oggi più che mai decisivi: senza di voi questo giornale non esisterebbe neanche per un giorno. Il manifesto, con tutti i nostri limiti, è costruito per voi, a disposizione di ciascuno, la dimostrazione quotidiana che un altro modo di concepire la politica, la sinistra e l’informazione è possibile (ma difficilissimo, come vedremo subito).

Il crollo della pubblicità

Il dato estremamente preoccupante è il crollo della raccolta pubblicitaria. Nei primi sei mesi è stata pari a 116mila euro, una cifra quasi trascurabile rispetto ai ricavi (il 4%) e del tutto sproporzionata rispetto alle altre testate, pur nel quadro di generale sofferenza di tutta l’editoria. Non c’è niente da fare: la liquidazione dell’anno scorso ha danneggiato il giornale e l’identità storica del manifesto quotidiano comunista non facilita le inserzioni.

La nostra irriducibile autonomia da partiti e padroni resta un’anomalia nell’informazione italiana ed europea. Il manifesto continua a essere fatto da un collettivo politico di lavoratori per e insieme a chi lo legge, dietro queste pagine non c’è nessun altro oltre a noi e voi. Confidiamo però che nel secondo semestre, vista la relativa solidità dell’impresa e i nuovi progetti che abbiamo in cantiere, la raccolta possa tornare a livelli più contenuti del passato ma non così distanti.

Nel bilancio 2012 della testata pubblicato dai commissari liquidatori, la raccolta dell’anno scorso (un anno già terribile) è stata pari a 650mila euro (trascurabile l’apporto del web: 1.643 euro).

I primi sei mesi di attività della nuova cooperativa sono stati dedicati a costruire le gambe su cui far camminare il nuovo giornale uscito il 2 gennaio: tipografia, acquisto carta, distribuzione, trasporti, affitto sedi, affitto testata, formato del giornale e foliazione, Diplò, organizzazione del lavoro, servizi generali, abbiamo sollevato davvero tutte le mattonelle della nostra impresa. Con un grande lavoro in poco tempo, grazie alla collaborazione di tutti i fornitori, siamo riusciti a concludere contratti più vantaggiosi del vecchio editore.

A grandi linee, infatti, i costi generali e amministrativi del primo semestre sono stati pari a 1,2 milioni di euro, mentre il costo della carta è stato di 282mila euro. La tiratura media è di circa 45mila copie giornaliere. Secondo il bilancio 2012 pubblicato dai commissari liquidatori, l’anno scorso i costi generali del manifesto sono stati di 5,5 milioni di euro più l’acquisto di carta e materie prime che ha pesato per altri 846mila euro.

Il contributo dei lavoratori

Sforzo importante anche sul fronte del personale. Il nuovo manifesto ha 42 dipendenti (full-time o part-time) pari a 30 dipendenti a tempo pieno. Tutti i dipendenti provengono dalla cooperativa storica. Il costo del primo semestre è stato di 706mila euro. Secondo il bilancio 2012, i costi del personale (circa 70 dipendenti a tempo pieno di cui la metà in cig a rotazione) della cooperativa storica erano pari a 2,2 milioni di euro.

Attualmente la cooperativa pubblica il giornale quotidiano di 16 pagine, un supplemento culturale di 16 pagine (Alias), un supplemento culturale di 8 pagine (Alias domenica), un mensile internazionale (Le monde diplomatique), un quotidiano edizione iPad, un’edizione quotidiana replica in formato pdf, epub e mobi per tutti i tablet, due siti Internet (www.ilmanifesto.it e www.monde-diplomatique.it), è presente sui social network (facebook, twitter, pinterest, instagram), ha un canale su You tube e vende prodotti multimediali e gadget (e-book, video, cd, libri, dvd, magliette, etc.).

Il manifesto aderisce ai contratti nazionali di categoria. Ma restiamo «comunisti» non per caso.

Per quanto riguarda i giornalisti, non esistono capiredattore, anzianità o altre indennità e tutti sono retribuiti in modo eguale secondo il minimo sindacale.

Per quanto riguarda i poligrafici, invece, è prevista un’assicurazione sanitaria privata simile alla Casagit e un «super-minimo» che di fatto porta tutti i lavoratori – sia full time che part time – a ricevere lo stesso stipendio e gli stessi servizi da parte della cooperativa.

Non esistono buoni pasto, telefonini aziendali o «benefit» di alcun tipo a nessun livello. I dipendenti – tutti soci della cooperativa – hanno devoluto la loro prima quattordicesima all’avviamento dell’impresa comune. Mentre tutti i lavoratori full-time devolvono 300 euro netti al mese a un fondo speciale per l’acquisto della testata aperto anche a voi lettori.

Come nella nostra tradizione, il manifesto resta una cooperativa pura di giornalisti e poligrafici in cui tutti e ciascuno concorrono alle scelte del giornale, dalla nomina delle cariche societarie (direzione e cda) fino alle politiche editoriali. Al 30 giugno la cooperativa aveva 46 soci e un cda composto da 5 persone, tutte socie.

Un buon inizio, ma non basta

Come segno di solidarietà, la nuova cooperativa ha deciso di farsi carico delle consistenti spese legali individuali per le cause civili e penali pendenti contro tutti gli ex dipendenti e i collaboratori del giornale. Sui conti della cooperativa inoltre grava un affitto della testata (che è ancora proprietà dei commissari liquidatori) piuttosto consistente: 260mila euro l’anno.

Com’è noto, abbiamo già comunicato formalmente alla liquidazione l’interesse all’acquisto della testata e il cda è impegnato sin dall’inizio all’elaborazione di un piano finanziario e di sottoscrizione pubblica che sottoporremo quanto prima al giudizio della vasta comunità del manifesto. Il cda ringrazia fornitori e collaboratori, i consulenti e le istituzioni che in un quadro di lealtà, trasparenza e correttezza reciproca ci hanno aiutato a rimettere in piedi questa «straordinaria forma della politica».

Il quadro dei primi sei mesi di vita, dunque, presenta ombre ma è incoraggiante.

Questa storia incredibile però non ha ancora il lieto fine che merita.

Oggi sappiamo che è nelle condizioni di averlo. A patto che siate ancora in tanti a comprarci in edicola, ad abbonarvi e a scommettere con noi che «un altro mondo è possibile».

L’obiettivo di acquisto della testata e uscire definitivamente dalla liquidazione si avvicina. È difficile ma è alla nostra portata.

Aver costruito buone fondamenta è la premessa migliore per il futuro di questa piccola-grande «casa comune» della sinistra. Il rilancio del giornale è necessario e non vediamo l’ora di realizzarlo.

Ma basta per oggi guardare al passato. Presto vi daremo conto di quello che stiamo preparando nell’immediato futuro. Se state con noi, sarà un viaggio emozionante.

il cda del manifesto

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