Tutto resta incerto in vista della prossima, difficile, riapertura delle scuole a settembre. Quello che non cambia è la precarietà dei docenti e del personale Ata sulla quale questa istituzione è fondata. A causa del pensionamento dei docenti il prossimo anno scolastico conoscerà il record delle cosiddette «cattedre vacanti»: 85.150. Lo scorso anno erano 64.149. Secondo i dati elaborati ieri dalla Cisl Scuola sulla base dei trasferimenti dei docenti, il 55% dei quali sono stati accordati, le cattedre scoperte si trovano soprattutto nelle scuole superiori e sul sostegno di ogni ordine e grado dove esiste una riduzione del 20% dei posti disponibili per le assunzioni pur in presenza di personale specializzato. Si tratta di 31.974 cattedre, di cui 4.343 sull’insegnamento di sostegno. Nelle scuole medie i posti vacanti sono 29.136 (9004 sul sostegno), alla primaria 18.431 (di cui 7.126 posti di sostegno) e all’infanzia 5.609 (1.368 sul sostegno).

«AVREMO un inizio anno complicato, alla ricerca di supplenti, soprattutto al Nord, ovvero nelle aree più colpite dal covid – ha detto la segretaria della Cisl scuola Maddalena Gissi – Questi numeri non dipendono dall’attuale ministro Lucia Azzolina. È l’effetto di una pianificazione insostenibile da parte del Ministero dell’Istruzione in questi ultimi quattro anni perché le assunzioni non hanno garantito la stabilizzazione del personale precario già in servizio da anni. Per le assunzioni su quota 100 l’assenza di candidati a pieno titolo nelle graduatorie ad esaurimento e da concorso ha reso impossibile la copertura di tutti i 4.500 posti autorizzati dal ministero dell’Economia riducendo di più di mille unità le assunzioni programmate». «La scuola, come avviene per il pubblico impiego, deve individuare formule di reclutamento che tengano conto dei futuri concorsi ma anche delle decine di migliaia di domande di pensione, evitando di lasciare a centinaia di migliaia di supplenti la gestione dell’attività didattica ordinaria». La soluzione proposta da Gissi è la stabilizzazione dei precari «come avviene nella Pa e in tutti contesti lavorativi come chiede la Corte di Giustizia europea».

UN ALTRO RECORD sarà registrato nel prossimo anno scolastico. Saranno infatti 200 mila i docenti precari che lavoreranno attraverso le supplenze. «Uno su quattro» ha scandito Pino Turi, segretario della Uil Scuola. Ovvero, quasi il 30% di tutti i docenti al lavoro negli istituti di ogni ordine e grado. «Ci sono due procedure – ha spiegato Turi – Una è sulle graduatorie provinciali, l’altra avviene in base al conferimento delle supplenze. Quello che in realtà sta accadendo invece è la riscrittura del regolamento generale sulle supplenze intervenendo sui punteggi e sui criteri. Non ci saranno più le graduatorie come le conosciamo da anni. Si riscrive il regolamento delle supplenze e lo fa un ministro che non ha un direttore generale del personale, che decide da sola e se lo scrive nel chiuso delle stanze del ministero in barba ad ogni confronto politico e sindacale. Il risultato sarà che alla riapertura della scuola a settembre, saranno nominati i supplenti con le vecchie graduatorie, poi in corso d’anno, il cambio sulla base della nuova ordinanza. I docenti che si alternano come numeri, non come persone. Tra il 2020 e il 2021 ci sarà la più tragica staffetta tra insegnanti che si ricordi dal 2007». Un impatto devastante che si aggiungerà ai problemi gravosi del reperimento di nuovi spazi (3 mila edifici dismessi dicono dal Miur) per accogliere un milione di studenti (il 15% del totale). Una misura necessaria per rispettare le distanze come previsto dai protocolli di sicurezza anti-Covid 19.

ALLA RICHIESTA di «assunzioni immediate» di docenti e personale ancora ieri il Miur ha risposto con i concorsi da fare partire probabilmente in autunno per 78mila posizioni, 32mila destinati ai precari della scuola secondaria di primo e secondo grado. Nei prossimi giorni renderà noto il numero delle assunzioni di quest’anno, che dovrebbero sostituire i pensionamenti. Si procederà con le nomine in ruolo, come ogni anno, dalle graduatorie ad esaurimento e da quelle dei concorsi già avvenuti. Per i sindacati non saranno sufficienti e non risolvono il problema strutturale del lavoro a scuola.