Era venerdì, avevo organizzato tutto: due ore di volontariato presso lo sportello di Genova e poi via, in stazione, a prendere il treno per tornare a casa in Abruzzo.

Ricordo bene quel giorno, perché a bussare alla nostra porta nella Chiesetta di San Benedetto al Porto c’era Nadia, una donna di 74 anni, bassina e magrolina. Le rughe percorrevano il suo volto stanco, gli occhiali spessi l’aiutavano a guardare un mondo che non si è mai fermato per guardare lei.

È arrivata urlando, si è accomodata sulla sedia e ha cominciato a raccontare la sua vita, le sue lotte, i suoi fallimenti. “Cosa cerchi?” – le chiedo – “la libertà”, risponde lei.

Nadia non è una persona senza dimora: ha una casa, uno psichiatra che la segue e un amministratore di sostegno che la supporta. In quel momento non aveva bisogno di un legale, chiedeva soltanto di essere ascoltata.

Avvocato di strada fornisce consulenza legale gratuita alle persone senza dimora. Molti di noi sono avvocati, tanti altri sono studenti, assistenti sociali o educatori. Il nostro compito è quello di supportare i diritti delle persone senza dimora, per ricondurle alla vita normale.

Prima di essere avvocati, però, siamo persone. Persone che non possono e non riescono a limitarsi alla scrittura tecnica di una memoria o di un atto per chi è senzatetto, per poi trascorrere il resto della vita nell’indifferenza, nella rassegnazione.

Spesso siamo chiamati ad andare oltre, oltre i consigli tecnici e giuridici.

In alcuni momenti della vita di Nadia il buio ha preso il sopravvento e qualcosa si è rotto. Ed è con il cuore spezzato, la voce rotta, la paura nei confronti dell’altro da sé che è venuta da noi.

La foto che vedi in alto ritrae solo uno dei 49 foglietti scritti a mano, nero su bianco da Nadia. Foglietti che aveva scritto più e più volte. Foglietti che aveva consegnato alla polizia, alla cassiera del supermercato e al fruttivendolo. Foglietti che nessuno si era preoccupato di leggere.

La terza volta che Nadia è venuta a trovarci mi ha interrogata. Mi ha fatto alcune domande proprio su quei foglietti, stupendosi delle risposte:

“In tutta la mia vita, nessuno si era mai fermato ad ascoltarmi”

Ancora oggi non riesco a non pensare a quel sorriso e a quel momento di vicinanza come a un dono, tra i più rari, tra i più preziosi della mia vita.

Nadia bussa quasi ogni giorno alla nostra porta, perché pur non avendo bisogno del nostro supporto giuridico, è consapevole che prima d’essere avvocati siamo persone.

Storie come quella di Nadia, mi fanno essere orgogliosa di aver scelto di far parte di Avvocato di strada.

Se vuoi approfondire il nostro lavoro, ti invito a leggere l’ultima edizione del Bilancio sociale dell’associazione.