Ciao Salvatore D’Albergo
Lettere C’era un tempo in cui Salvatore D’Albergo non era considerato «troppo intransigente» e «scomodo». Anzi, veniva utilizzato dalla direzione del Pci in iniziative di fondamentale importanza per l’incremento di adesioni […]
C’era un tempo in cui Salvatore D’Albergo non era considerato «troppo intransigente» e «scomodo». Anzi, veniva utilizzato dalla direzione del Pci in iniziative di fondamentale importanza per l’incremento di adesioni al partito. Era il 1976; si erano da poco svolte le elezioni degli Organi Collegiali della scuola, e il partito aveva invitato per uno scambio di informazioni tutti gli eletti delle liste democratiche (ossia di sinistra) reduci da un successo clamoroso in tutto il Paese.
L’incontro avvenne in un teatro romano affollato all’inverosimile. Presiedevano Marisa Rodano e Salvatore D’Albergo. L’entusiasmo era alle stelle, ma anche l’ansia, la preoccupazione di non essere all’altezza della fiducia che tanti cittadini avevano conferito ai candidati e alle candidate. Ricordo che Marisa Rodano freddò non poche mamme che esprimevano il loro timore all’idea di affrontare il preside definendo questa paura davvero irrisoria per chi come lei aveva sfidato da staffetta partigiana gli agguati dei nazifascisti…
Aveva certamente ragione, ma quell’assemblea era formata da tanti genitori che per la prima volta assumevano responsabilità pubbliche, di colpo portati a trattare da pari a pari con figure istituzionali fino allora guardate col rispetto adolescenziale o con la riverenza di giovani genitori.
L’approccio di Salvatore D’Albergo si manifestò subito all’insegna della piena comprensione del pubblico che aveva di fronte: uomini e donne cresciuti politicamente nei mesi della campagna elettorale per gli Organi Collegiali ma privi di strumenti per affrontare le battaglie che li attendevano.
A quest’esigenza egli cercò di fornire risposte concrete. La presenza degli eletti nelle scuole non doveva configurarsi come «servizio» a sostegno dei capi d’Istituto, come sostenevano le liste di destra, ma doveva essere l’occasione per far valere il peso reale della partecipazione democratica nel governo della scuola. Parlò dei Decreti Delegati, sconosciuti ai più, della necessità di conoscerli per poterne rivendicare il rispetto di fronte all’amministrazione scolastica.
Essere consapevoli della base giuridica su cui posa il potere degli Organi Collegiali era il primo passo -ricordo le sue parole- nella costruzione di una scuola della Costituzione svincolata dall’autoritarismo ministeriale. Quell’incontro gettò un primo seme in molti dei presenti, che negli anni futuri avrebbero dato vita al vasto movimento «Dalla Scuola del Ministero alla Scuola della Repubblica».
Siamo grate e grati a Salvatore D’Albergo e con questo ricordo lo salutiamo.