Colonialismo: il Comune di Roma rispetti gli impegni con le vittime
Lettere Il 6 ottobre 2022 il Consiglio Comunale di Roma Capitale ha approvato in aula la Mozione n. 156, approvata da tutti i gruppi del centrosinistra, che impegna il Sindaco e […]
Il 6 ottobre 2022 il Consiglio Comunale di Roma Capitale ha approvato in aula la Mozione n. 156, approvata da tutti i gruppi del centrosinistra, che impegna il Sindaco e la Giunta “ad istituire nella Città di Roma, in quanto Capitale d’Italia, la Giornata della Memoria per le vittime del colonialismo italiano, da svolgersi a Roma il 19 febbraio, in ricordo delle vittime africane dell’occupazione coloniale italiana, nonché a rivedere le titolazioni di alcune vie ad essa ispirate”.
Per arrivare a quella mozione si erano mossi, con un appello rivolto al Sindaco di Roma e al Presidente della Regione Lazio, decine di storici e istituti di ricerca che invitavano ad “una profonda riflessione sul colonialismo italiano e sulle tracce che ha lasciato ovunque nella nostra città”.
La mozione rappresenta un significativo impegno politico che, sulla scia delle iniziative lanciate anni fa dalla Federazione delle Resistenze, ha spinto i consigli comunali di Bologna, Torino ed altre città italiane ad approvare mozioni analoghe, nel tentativo di ridiscutere il rimosso coloniale che ancora riguarda la nostra memoria pubblica.
La Rete Yekatit 12 – 19 febbraio, nome simbolicamente scelto per ricordare la strage di civili per mano del governo italiano nel 1937 dove più di 20.000 etiopi persero la vita, ha per questo organizzato, nel 2023 a Roma con la collaborazione di decine di associazioni, un programma di oltre trenta iniziative (trekking urbani, conferenze, presentazione di libri, film, testi teatrali) sui crimini e l’eredità del colonialismo italiano.
È passato ormai un anno dall’approvazione della Mozione n. 156 ma l’Amministrazione Comunale ancora non ha prodotto atti concreti che vadano nella direzione auspicata da quell’atto politico.
Eppure alcuni interventi di ri-significazione dell’odonomastica coloniale sarebbero facilmente realizzabili.
Si potrebbero chiarire le ragioni della presenza di monumenti, lapidi, ponti, vie, piazze, intervenendo sulle didascalie presenti sul sito dell’amministrazione capitolina, dal tenore fortemente omissivo, perché non è affatto vero che via dell’Amba Aradam vuole ricordare il “Massiccio montuoso del Tigrè in Etiopia” ma sta lì a celebrare una strage.
Sarebbe il caso di iniziare a utilizzare, almeno sui siti ufficiali, parole di verità storica.
Oppure si potrebbe, in qualche caso, cambiare denominazione, com’è stato fatto per Arrigo Solmi, il Ministro di grazia e giustizia fascista che promulgò le leggi razziali, intitolando la via ai Deportati del Quadraro.
Appare anche eclissato l’impegno, assunto in aula il 4 agosto 2020, a intitolare la fermata della metro C non all’Amba Aradam ma al partigiano italo-somalo, ucciso in Val di Fiemme nel maggio del 1945.
In questo quadro appare difficile commissionare opere artistiche volte a risignificare il senso di lapidi e monumenti dedicati al colonialismo italiano, come per il Monumento alla Vittoria e agli uffici finanziari di Bolzano.
Crediamo che Roma Capitale debba attuare quanto previsto dalla Mozione n. 156, magari iniziando ad organizzare, fin da subito, un programma di eventi per la giornata del 19 febbraio 2024.
Le iniziative dovrebbero coinvolgere le comunità e le persone afrodiscendenti, con incontri e momenti di riflessione, nei luoghi della cultura e nelle scuole di ogni ordine e grado, sul periodo di occupazione coloniale italiana in modo da conservare la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia del nostro Paese e imparare a conoscerne l’impatto sull’Italia di oggi.
Il tempo ancora c’è, ma è subito.