L’Associazione per il Rinnovamento della Sinistra e il voto per il rinnovo del parlamento europeo
Lettere La scadenza del voto europeo riveste grande importanza. Sempre più, infatti, proprio il ruolo del vecchio Continente è messo in causa. Da una parte, la morsa sovranista e il tentativo […]
La scadenza del voto europeo riveste grande importanza. Sempre più, infatti, proprio il ruolo del vecchio Continente è messo in causa. Da una parte, la morsa sovranista e il tentativo di imporre come in un flash back una mera confederazione tra Stati egoisti e competitivi; dall’altra, la fragilità delle politiche progressiste troppe volte deboli e subalterne.
La questione della guerra e della pace ha travolto le istituzioni di Bruxelles trovandole prive di approcci e indirizzi autonomi. Al contrario, vi è stata una palese soggezione ai voleri degli Stati Uniti e della Nato, spegnendo le speranze dei fondatori dell’idea europea che ben altro avevano immaginato.
Ciò si è appalesato nella vicenda della guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, in cui l’ottica bellicistica volta al riarmo della stessa Ucraina ha contribuito all’estensione del conflitto.
E la vicenda di Gaza, terribile e angosciante escalation di un terrore iniziato con l’attacco di Hamas cui è seguita l’efferata reazione di Israele, ha visto l’assenza clamorosa dell’Europa.
In tutto questo, ma senza che questo sia diventato il centro, si vota. Potremmo dire finalmente, dato che è stata una campagna elettorale all’insegna degli insulti mutuati dalla dittatura dei social, delle polemiche e di una politica sempre più irriconoscibile e distante dagli interessi o dalle esigenze delle persone. Mediatica, ma senza par condicio. Non a caso, non poche fonti accreditano l’ipotesi, a nostro giudizio drammatica, di un tasso di astensionismo superiore al 50 per cento, con punte allarmanti specialmente al Sud. Il continuare a ignorare il grido di allarme che proviene dalle aree più fragili, fare finta di niente, ignorare il disagio sociale dei ceti colpiti dalle molteplici crisi dalle quali siamo investiti, e -per converso- l’abolizione dei pochi strumenti di solidarietà sociale varati negli ultimi anni costituiscono una miscela esplosiva.
Siamo, di fatto, al redde rationem della democrazia rappresentativa e dello spirito del Welfare.
Non si tratta di un fenomeno solo italiano, ma qui raggiunge uno degli apici.
Vediamo, infatti, rischi enormi per il tessuto democratico e la Carta costituzionale, di cui gli attacchi a Sergio Mattarella costituiscono solo la punta dell’iceberg. Siamo, infatti, ben al di là dello sgarbo o della sgrammaticatura istituzionale: siamo all’imposizione dall’alto di un modello verticistico che ribalta, nella sua essenza, il senso stesso della Costituzione: parlamentarismo, bilanciamento e divisione dei poteri, rispetto laico delle istituzioni.
Se a ciò aggiungiamo la controriforma del premierato e della giustizia, nonché la secessione dei ricchi attraverso la cosiddetta “autonomia differenziata”, abbiamo una chiara indicazione di quale futuro ci attenda qualora non si dia fondo a tutte le energie per contrastare simile scivolamento verso una forma di “democratura”. D’altronde, e qui veniamo al tema cruciale delle imminenti elezioni europee, non sono pochi i casi di esecutivi più o meno autoritari nel Vecchio Continente. Si cita sempre l’Ungheria di Orbán, probabilmente anche per le sue caratteristiche così palesi, ma non è il solo caso.
L’Italia, se dovessero prevalere le destre, potrebbe entrare a far parte di quel lugubre club.
Lunedì prossimo, mentre staremo commentando l’esito del voto, ricorrerà il centesimo anniversario del delitto di Giacomo Matteotti che, oltre a segnare storicamente l’epifania e il punto di non ritorno dello squadrismo fascista, deve divenire oggi un punto di riflessione sul pericolo di un ritorno degli spettri della parte orribile del Novecento.
L’Associazione per il rinnovamento della sinistra non è usa staturiamente a dare suggerimenti di voto.
Ribadisce, però, l’urgenza di bloccare l’ondata nera che ci ha investito e si augura che possano ottenere consensi significative le forze più coerentemente antifasciste, impegnate per la pace e la difesa della Costituzione.