Per Daniele Segre
Lettere Vorrei partecipare al cordoglio per la scomparsa così prematura di Daniele Segre e sottoscrivere ciò che, con tanto affettuosa nitidezza, ne ha detto sul giornale Luciana Castellina. In effetti il […]
Vorrei partecipare al cordoglio per la scomparsa così prematura di Daniele Segre e sottoscrivere ciò che, con tanto affettuosa nitidezza, ne ha detto sul giornale Luciana Castellina.
In effetti il cinema di Segre ha saputo essere poetico e politico insieme, leggendo specialmente nel taciuto del conflitto tra le classi e nelle sofferenze di individui sottratti al legame sociale (penso ad alcune opere della sua foltissima filmografia, quali Sei minuti all’alba, ’96, Asuba de su serbatoiu, 2001, a un autentico capolavoro quale Morire di lavoro, 2008, spettrale ritratto della condizione operaia), realtà che il senso comune ritiene oramai residuali, scadute o impronunciabili alla stregua di imbarazzanti tabù.
Daniele Segre era un maestro nell’accezione primordiale, estraneo a qualunque vaniloquio sul mestiere cinematografico, perché, difensore intransigente della propria autonomia, egli preferiva l’esempio concreto che era appunto il proprio cinema. Lo sanno innanzitutto i suoi allievi del Centro sperimentale di cinematografia, a L’Aquila: anche in questo Daniele Segre è stato un cineasta di assoluta originalità.
E, vorrei qui aggiungere, un amico indimenticabile.