Internazionale

L’inverno infinito del Kashmir (fotoreportage)

L’inverno infinito del Kashmir (fotoreportage)Un imam conduce la preghiera in strada come forma di protesta contro l’occupazione indiana – Camillo Pasquarelli

Sangue e disillusione Da 68 anni ostaggio delle frizioni indo-pakistane, la causa «kashmiri» continua a sperare nell’«azadi», la libertà, in uno dei territori più militarizzati del mondo. Ma dopo l’uccisione del comandante separatista Burhan Wani da parte dell’esercito, una nuova stagione di proteste e repressioni ha portato solo morte: 90 vittime, migliaia di feriti e centinaia di giovani che hanno perso la vista a causa dei fucili che sparano centinaia di piccole sfere di metallo

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 8 gennaio 2017
Camillo PasquarelliSRINAGAR, VALLEY OF KASHMIR, INDIA 2015-2016
Venerdì pomeriggio. La preghiera è appena terminata e i fedeli si allontanano dalla Jamia Masjiid, la moschea principale di Srinagar, capitale estiva del Kashmir indiano. Le truppe dell’esercito sono schierate ai cancelli e osservano da lontano i giovani coprirsi il volto. Nel giro di pochi minuti l’aria diventa irrespirabile e i marciapiedi si tramutano in un cimitero di pietre. Esplodono numerose granate stordenti. Dalle ombre in mezzo alle nubi dei lacrimogeni si alza una voce: «Cosa vogliamo?». Centinaia di altre ombre rispondono con veemenza: «Azadi!», libertà. In Kashmir, dove anche i bambini conoscono il principale slogan del separatismo, le proteste...

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