Internazionale

Ucciso Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah. Notte di terrore a Beirut

Ritratto di Nasrallah tra le macerie causate dai bombardamenti israeliani - ApRitratto di Nasrallah tra le macerie causate dai bombardamenti israeliani – Ap

Libano Hezbollah conferma la morte del suo leader nei bombardamenti. Impossibile fornire un bilancio delle vittime degli attacchi israeliani. Il quartiere di Dahiyeh è un cumulo di macerie

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 28 settembre 2024

Prima l’annuncio dell’esercito israeliano. Poche ore dopo, la conferma di Hezbollah. Hassan Nasrallah è stato ucciso. Da oltre trent’anni a capo del partito-milizia sorto a metà negli anni Ottanta dopo – e in conseguenza di – l’invasione israeliana del Libano, il leader di Hezbollah è tra le vittime del raid effettuato su Beirut nel pomeriggio di ieri.

A dare la misura dei pesantissimi bombardamenti israeliani sul quartiere sud di Dahiyeh è l’assenza di un bilancio delle vittime. Dentro le sei palazzine ridotte in polvere vivevano centinaia di persone. Non si trovano. Il lavoro dei soccorritori è un’impresa quasi impossibile, di fronte a un simile cumulo di macerie.

Secondo i media israeliani sono state utilizzate circa 85 bombe “bunker-buster” la cui caratteristica è quella di penetrare in profondità nel terreno prima di esplodere così da riuscire a distruggere strutture sotterranee ed edifici in cemento armato. Ogni bomba pesa tra i 900 e i 1.800 chili. La Convenzione di Ginevra ha messo al bando l’uso di queste bombe in aree densamente popolate a causa del “rischio di vittime di massa e indiscriminate”.

Beirut intanto è terrorizzata: la notte appena trascorsa non ha dato tregua, i raid sono proseguiti durissimi dopo l’ordine di evacuazione emesso ieri sera dall’esercito israeliano per la zona sud della capitale. Ordini esattamente identici a quelli che a Gaza conoscono da mesi e che non sono per niente garanzia di salvezza. Perché le bombe cadono comunque, sganciate dagli F16 israeliani in piena violazione dello spazio aereo di un paese sovrano. Pesanti raid sono in corso anche a est, nella valle della Beka’a. Hezbollah risponde con i razzi sulla cittadina israeliana di Sa’ar.

L’obiettivo, dice Israele, era il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Stamattina è stato dato per morto da Tel Aviv con un annuncio su X: «Mission accomplished». Annuncio confermato dopo alcune ore da Hezbollah.

«Il messaggio è semplice – ha detto in una nota il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi – a chiunque minacci i cittadini di Israele: sappiamo come raggiungerli». Senza farsi scrupoli né preoccuparsi di rispettare le regole del diritto internazionale: anche bombardando per dodici volte con 85 mega bombe anti-bunker una delle zone a più alta densità del Libano, Beirut. E cancellando un intero blocco residenziale. Oggi tanti libanesi, commentando le immagini dell’enorme buco tra i palazzi, si chiedevano sui social che differenza ci fosse con il Ground Zero newyorchese.

Nel tempo trascorso tra l’annuncio israeliano e la conferma di Hezbollah, l’Iran, convitato di pietra (che ha reso noto il trasferimento del leader supremo Ali Khamenei in una località sconosciuta e considerata più sicura) ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di fermare «gli orribili e senza precedenti crimini israeliani in Palestina e Libano» e accusa gli Stati uniti di complicità. Da parte sua Washington insiste, ancora oggi, a dire di non essere stata informata dall’alleato israeliano dell’intenzione di bombardare Beirut in quel modo. Da capire se sia più imbarazzante ammettere di non averne idea, visto il sostegno militare e diplomatico fornito a Tel Aviv, o fingere inconsapevolezza proprio nelle ore successive allo show di Netanyahu alle Nazioni unite, con il premier israeliano che ha ordinato l’attacco da un hotel statunitense.


Intanto, mentre da ieri in molte città israeliane si festeggiava, la situazione nel paese dei cedri è disastrosa. Il bilancio delle vittime è fermo a poco più di 700 e migliaia di feriti, non tiene conto dei raid di ieri e quelli odierni. Tra le vittime tantissimi bambini, donne e almeno undici medici. Gli sfollati dal sud del paese e dal sud di Beirut sono 250mila, numero probabilmente al ribasso.

 

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