Free jazz e Unione Sovietica. Un binomio inusuale, che unisce due dimensioni concettuali apparentemente agli antipodi: da una parte, la gelida e austera compostezza con cui spesso è dipinta l’Urss nella narrazione comune; dall’altra, il genere musicale incendiario che ha fatto della libertà compositiva e della rottura degli schemi i propri tratti distintivi. Nei primi anni Sessanta anche il leader sovietico Krusciov sosteneva questa incompatibilità: «Non mi piace il jazz. Quando lo ascolto alla radio mi sento come se avessi dell’aria nello stomaco». Eppure, questi due mondi si sono incontrati, e piaciuti, nel 1962 ad Helsinki, in Finlandia. L’occasione fu l’esibizione dell’Archie Shepp & Bill Dixon Quartet all’8th World Festival of Youth and Students, una sorta di internazionale giovanile che riuniva i movimenti di sinistra e studenteschi, patrocinato dall’Unione Sovietica. La storia di questo concerto è al centro di un libro appena pubblicato – Free Jazz Communism di Sezgin Boynik e Taneli Viitahuhta (Rab-Rab Press, 165 pp.), disponibile in lingua inglese – in cui si ripercorrono le vicende organizzative del festival con dovizia di particolari, immagini e documenti d’archivio. Una storia sorprendente tra contrasti politici, rivalità musicali e ingerenze governative degne di un film di spionaggio.
Il Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti nacque nel 1947 come evento internazionale organizzato dalla Federazione mondiale della gioventù democratica (WFDY) e dall’Unione Internazionale degli Studenti (IUS), due storiche sigle della sinistra studentesca post-bellica. Durante gli anni della Guerra Fredda divenne un enorme appuntamento a cadenza biennale di sostegno al blocco orientale, in cui delegazioni provenienti da tutto il mondo venivano accolte e ospitate ogni volta in una città diversa. L’ottava edizione, nel 1962, si tenne curiosamente nel «campo neutro» di Helsinki, capitale di uno stato non allineato. Per la città, l’evento era epocale: migliaia di giovani da tutto il mondo sarebbero accorsi per partecipare a dibattiti politici, eventi sportivi, mostre d’arte e concerti. Yuri Gagarin, che soltanto l’anno precedente era diventato il primo uomo a volare nello spazio, era atteso come ospite d’onore.

COMUNISTI IN USA
Per il programma musicale, il comitato organizzatore decise di appoggiarsi al Partito comunista statunitense e all’orbita di movimenti artistici ad esso collegati. Uno di questi, il collettivo letterario On Guard for Freedom, fondato dall’attivista afroamericano Calvin Hicks e di ideologia panafricanista, annoverava tra suoi membri alcuni esponenti della neonata scena free jazz newyorkese. Grazie a questa rete di conoscenze, Archie Shepp, Bill Dixon e i componenti del loro quartetto (Don Moore al contrabbasso e Howard McRae alla batteria) vennero invitati ad esibirsi ad Helsinki. Per pagargli il viaggio, il partito organizzò alcuni concerti di auto-finanziamento a New York. Tra questi, uno in particolare si distingueva per una line-up speciale: oltre a Shepp e Dixon, il 25 aprile 1962 si alternarono sul palco il pianista Cecil Taylor, Pete Seeger e un giovane folk singer agli esordi, Bob Dylan.In Finlandia, nel frattempo, l’entusiasmo per i preparativi si sovrapponeva alle proteste e ai malumori delle opposizioni anticomuniste. Oltre ai partiti conservatori locali, anche i servizi governativi stranieri monitoravano l’evento.
Venne orchestrata una campagna mediatica contro il festival, e venne diffuso un giornale gratuito in diverse lingue che ne denunciava la linea filosovietica. Inoltre, nello stesso periodo, venne organizzato un festival parallelo con ospiti jazz internazionali, significativamente chiamato Young America Presents. Alcuni documenti ufficiali recentemente resi pubblici hanno dimostrato che la Cia, insieme al governo britannico e a quello della Germania Ovest, erano i finanziatori occulti di queste operazioni di disturbo.
Nonostante le opposizioni, l’evento fu un successo. Vi parteciparono più di 18mila giovani provenienti da 137 paesi diversi e la delegazione italiana fu tra le più numerose. Shepp, Dixon, McRae e Moore sbarcarono ad Helsinki dopo un lungo viaggio in nave, in tempo per assistere a una sontuosa cerimonia di inaugurazione. Poco prima del concerto, il quartetto si trasformò in un quintetto: il clarinettista Perry Robinson –-figlio del cantautore simbolo della sinistra americana anni Cinquanta, Earl Robinson – raggiunse in solitaria la capitale finlandese e convinse gli altri ad accoglierlo sul palco.
Il gruppo si esibì ad Helsinki in due occasioni, al Conservatorio cittadino e al Rowing Stadium, entrambe registrate dalla televisione di Stato. Archie Shepp e Bill Dixon presentarono al pubblico il loro stile avanguardistico, in cui le strutture tipiche del jazz venivano stravolte da momenti di assoluta libertà da parte dei solisti. L’influenza di Ornette Coleman – la sua opera che battezzò il genere, Free Jazz: A Collective Improvisation, era uscita l’anno precedente – era onnipresente nelle divagazioni dei due. La scaletta, ricostruita nel libro, univa composizioni rivisitate dei grandi maestri – John Coltrane e Randy Weston, ma anche Charlie Parker e Thelonious Monk – a composizioni originali. Tra queste, Viva Jomo!, dedicata all’ indipendentista e futuro presidente keniota Jomo Kenyatta, ben rappresentava l’impegno politico del gruppo per questioni come la decolonizzazione in Africa, l’antimperialismo e le battaglie per i diritti civili. A tal proposito, in un’intervista concessa agli autori del libro, Shepp dichiara: «Nella mia musica volevo esprimere i miei sentimenti politici, e al tempo il jazz non era mai stato associato a qualcosa di politico. Era qualcosa di solo artistico o, per i veri razzisti, “musica da negri”. La mia musica lottava contro queste cose».

CRITICHE
In platea, inoltre, c’era uno spettatore d’eccezione: il sassofonista danese John Tchicai. Come dichiarò in seguito, proprio quel concerto lo convinse a partire per gli Stati Uniti e ad avviare una carriera che lo avrebbe portato a incidere con lo stesso Shepp e, tra gli altri, John Coltrane.
Le sperimentazioni del quintetto, tuttavia, non trovarono riscontri positivi nei quotidiani finlandesi. A parte qualche eccezione, le due esibizioni furono aspramente criticate. Una recensione apparsa su un giornale locale recitava: «Se volevano essere seri, il risultato è stato pessimo. Se volevano provare un nuovo stile, hanno fallito». Al contrario, i concerti organizzati dall’anti-festival filostatunitense vennero elogiati in maniera unanime dalla stampa, che esaltava in particolare la performance di Jimmy Giuffre, l’ospite più in vista, contrapponendola alle «cacofonie» proposte dal quintetto.
A dispetto delle critiche, il concerto di Archie Shepp e Bill Dixon ha rappresentato un evento storico per la Finlandia: non solo per l’esibizione di due tra i musicisti migliori della loro generazione, ma anche per il duello tra i due blocchi opposti della guerra fredda a ritmo di musica jazz.
A festival concluso, il gruppo si separò: Bill Dixon e Perry Robinson partirono per la Svezia, dove incontrarono e condivisero il palco con l’allora espatriato Albert Ayler. Archie Shepp, invece, ne approfittò per un viaggio in Unione Sovietica, in cui si impegnò per sfatare il mito dell’incompatibilità tra jazz e Urss: «Ho partecipato al dibattito, spiegando che la black music è sopravvissuta nonostante il capitalismo, e non grazie ad esso».