L’ennesimo attacco del governo ungherese alla libertà di espressone è partito l’estate scorsa quando una circolare ha comunicato ai rettori delle università magiare il divieto di tenere corsi sugli studi di genere. Divieto che, stando a quanto riferisce il sito di informazione 444.hu, è diventato operativo a partire da ieri, quasi in contemporanea con un altro fronte aperto dal premier Viktor Orbán, questa volta contro i senzatetto che, secondo il governo, rovinerebbero l’immagine delle città ungheresi. E non si parla dei migranti, contro i quali Orbán si accanisce da anni, ma degli ungheresi poveri ai quali non è più concesso dormire nei luoghi pubblici.

Gli studi sulle minoranze sessuali, ma anche sul femminismo, sono dunque messi al bando. Ufficialmente la decisione è stata spiegata dal governo con i pochi studenti iscritti ai corsi che si tengono all’università pubblica Elte e alla Ceu, l’Università dell’Europa centrale fondata nel 1991 dal finanziere americano di origine ungherese George Soros: appena una ventina ad ateneo. Un numero basso, ma del tutto comprensibile visto che i corsi sono stati inaugurati appena un anno fa. In realtà le vere ragioni sono ideologiche e vanno cercate nella volontà più volte dichiarata del governo magiaro di difendere e sostenere la «famiglia tradizionale»: «Siamo convinti che le persone nascano uomini e donne», ha spiegato Gergely Gulyas, capogruppo in parlamento del Fidesz, il partito di Orbán. «Ognuno nella vita si comporta come preferisce e a sua discrezione, ma al di là di ciò lo Stato ungherese non intende spendere i fondi pubblici per l’istruzione in questo ambito».

Nel tentativo di bloccare l’ennesimo attacco alle università, ad agosto alcuni docenti hanno scritto e messo on line una lettera appello che ha raccolto più di 1.500 adesioni: «Si tratta dell’ennesimo tentativo da parte del governo di screditare la ricerca e l’educazione di genere per scopi prettamente politici», hanno spiegato. Inutilmente.

La tendenza repressiva di Orbán sembra ormai non avere più limiti. Dopo la stampa, la giustizia, i migranti e le Ong che li aiutano e perfino l’introduzione di limiti al diritto a manifestare adesso nel mirino sono finiti anche i senza fissa dimora. Da due giorni agenti di polizia setacciano le strade di Budapest e delle principali città ungheresi a caccia di senzatetto che possono essere arrestati se sorpresi per tre volte a dormire nello stesso posto. Si stima che i clochard presenti nella sola Budapest siano almeno 30 mila. Il governo sostiene che nei centri di accoglienza ci siano posti letto sufficienti ad accoglierli tutti, mentre per le associazioni i posti disponibili non sarebbero più di 11.000.«Non si risolve il problema dei senzatetto criminalizzandoli», ha detto la scrittrice Virag Erdos che ha convocato una manifestazione di protesta davanti al parlamento.