«Nel 2011 arrivarono sull’isola 8mila tunisini in due giorni. Le minacce non fermeranno i flussi» spiega Pietro Bartolo, eurodeputato del Pd e vicepresidente della Commissione Ue per le Libertà civili, per tanti anni medico di Lampedusa.

La ministra degli Interni Lamorgese promette aiuti alla Tunisia in cambio dello stop alle partenze e maggiori rimpatri. Il collega agli Esteri Di Maio minaccia di fermare i fondi stanziati dalla Farnesina.
Mettere sul tavolo gli euro non ha fermato gli sbarchi dalla Libia e non servirà neppure con Tunisi. L’Europa dovrebbe intervenire perché siamo difronte a un gravissimo problema economico e politico. A partire sono i giovani maschi, soprattutto dell’entroterra dove le condizioni di povertà sono terribili, ma anche tutti quelli che lavoravano nel turismo si sentono costretti lasciare casa perché l’emergenza Covid li ha lasciati senza lavoro, senza futuro. Li possiamo anche rimpatriare, perché non c’è lavoro neppure in Italia, ma bisogna che attiviamo programmi di cooperazione internazionale per sostenere lo sviluppo in Tunisia. Fermare la cooperazione, viceversa, peggiorerebbe solo le cose. Giorgia Meloni, anche questa volta, ha tirato fuori lo slogan del blocco navale, che significa sparare e affondare le navi, facendo morire chi è a bordo. Un’idea insopportabile e improponibile. Ricordiamo che, viceversa, esiste un obbligo di soccorso. La responsabilità per quello che succede in Africa è dell’occidente: Italia, Europa, Usa ma anche Russia e Cina hanno trattato quel continente come un ipermercato dove prendere le risorse con pochi soldi. Anche i cambiamenti climatici sono colpa nostra.

Lamorgese ha spiegato che in Libia è necessario adottare il modello turco, 6 miliardi in cambio dello stop ai flussi.
Abbiamo sbagliato con la Libia e anche con la Turchia. Il memorandum siglato dal governo Gentiloni, che l’esecutivo Conte ha appena confermato con alcune modifiche ancora da definire, serve solo a spostare il muro europeo in Libia, come abbiamo fatto con gli accordi stretti con Ankara. I soldi che diamo a Tripoli non servono per migliorare i diritti umani ma vengono spesi per fare la guerra, finiscono ai trafficanti di esseri umani: alla Guardia costiera libica diciamo prendete i migranti e fateci quello che volete. Gli accordi li dovremmo fare con l’Onu, non con le milizie. Dovremmo evacuare i campi di concentramento non dare fondi per «migliorare i campi di detenzione», un concetto totalmente assurdo visto che sono lager dove si tortura e si uccide.

In autunno si discuterà il nuovo Patto europeo in materia di asilo e migrazione. Le regole in discussione potrebbero inserire espulsioni più rapide e il rafforzamento dei confini esterni.
Lo scorso parlamento europeo aveva già lavorato alla riforma del regolamento Dublino tre, che è stato un fallimento perché è quello che ha introdotto il meccanismo di primo approdo bloccando i migranti in Italia, Grecia e Spagna. La riforma, invece, introduceva meccanismo di ricollocamento automatici e obbligatori, proporzionati alle possibilità dei singoli stati. Votata dal parlamento Ue, è stata bloccata in consiglio. Adesso c’è il semestre tedesco, ho fiducia che la commissione possa fare una buona proposta basata sui valori che hanno fatto nascere l’Ue: solidarietà, accoglienza e lungimiranza. Senza i migranti l’Europa e l’Italia tra 20 anni saranno un ospizio a cielo aperto. E abbiamo visto durante il Covid in che modo terribile siamo capaci di trattare i nostri anziani.

Il governo sta lavorando alla modifica dei decreti Sicurezza voluti da Salvini. Ma una nuovo decreto arriverà solo a settembre.
I migranti regolari pagano le tasse e, grazie a loro, l’Inps non è fallito e le nostre pensioni vengono erogate. Con i dl voluti dalla Lega, i migranti sono stati costretti a pagare le tasse non allo stato ma a mafiosi e sfruttatori. Il governo ha già perso troppo tempo, andavano cambiati molto prima. I fatti hanno dimostrato che sono decreti insicurezza: ad esempio hanno eliminato quasi del tutto gli Sprar, che sono una buona pratica di integrazione. L’idea di Salvini si basava sul presupposto che li avrebbe mandati via: un’operazione per cui non c’è tempo, non ci sono soldi e neppure gli accordi bilaterali con quasi tutti i paesi di provenienza. L’Africa vive di rimesse, gli stati non sigleranno mai questo tipo di accordi. È un fenomeno strutturale che va gestito con razionalità. E poi non c’è nessuna invasione, come va ripetendo la destra per fare propaganda politica. Lampedusa va in difficoltà perché è un’isola e va aiutata. Nel 2016 in Italia sono sbarcati in 180mila. I flussi non li fermi, li devi governare.