Dopo frecciatine e ammiccamenti, tensioni e promesse di dialogo, Matteo Salvini ha deciso di puntare contro Virginia Raggi. Lo ha fatto nel corso dell’ultimo fine settimana e lo ha ribadito ieri, dicendo di essersi pentito di avere invitato i suoi elettori (in verità erano ancora pochini all’epoca delle scorse amministrative romane: appena il 2,4%) a sostenere la candidata del M5S al ballottaggio contro lo sfidante piddino Roberto Giachetti.

LA MANOVRA d’accerchiamento si gioca sul piano politico e mediatico e su quello dell’insediamento nei territori, con diversi livelli di mobilitazione. L’obiettivo dichiarato è ovviamente arrivare in cima al Campidoglio, dove al momento la Lega conta soltanto un unico rappresentate: l’ex Fratelli d’Italia Maurizio Politi. A sfidare Raggi, Salvini potrebbe schierare l’ex An Barbara Saltamartini o la ministra Giulia Bongiorno. Tuttavia non è affatto detto che a Roma si voterà presto, dunque il leader leghista prepara una lunga marcia di avvicinamento e cannoneggia la principale amministrazione grillina con l’occhio alle vicine consultazioni europee.

I sondaggi dicono che la Lega a Roma alle elezioni di maggio dovrebbe crescere tanto, addirittura allineandosi al trend nazionale che la dà attorno al 30%.

Significa che la strategia di erosione del voto 5S, cominciata con la firma del contratto di governo e il posizionamento della Lega su un terreno sovranista distinto dal tradizionale centrodestra, funziona anche nella capitale. Affinché il gioco continui almeno fino alle europee, quando i nuovi rapporti di forza saranno destinati a riconfigurare gli assetti di governo, Salvini attacca Raggi, cioè l’esperienza più ingombrante e vistosa di maggioranza monocolore pentastellata. Lo fa proprio mentre la sindaca rivendica di avere ottenuto un risultato come la fine del commissariamento del debito capitolino e la ricontrattazione dei vincoli che attanagliano le casse comunali. Questa partita è complessa. Forse Raggi ha cantato vittoria troppo presto: la misura è contenuta nel decreto crescita e basta poco perché l’equilibrio salti. Salvini, dal canto suo, ha buon gioco quando dice di non voler «regalare soldi a una città ignorando le altre». La verità è che fu il governo Berlusconi, nel 2010, ad accollare allo stato gran parte dei 13 miliardi di debito che pendono su Roma.

QUELLA VICENDA conduce al tema della base militante dei leghisti romani, questione che si gioca fuori dalla cornice dell’eterna competizione interna alla maggioranza gialloverde. All’epoca del commissariamento del debito, il sindaco veniva da destra e si chiamava Gianni Alemanno. Proprio quest’ultimo nel dicembre scorso, due mesi prima della condanna a sei anni per corruzione e finanziamento illecito, dichiarava entusiasta a proposito della Lega: «La destra nazionale si può ritrovare pienamente in questo progetto di costruzione del sovranismo italiano». Anche il coordinatore della Lega nel Lazio Francesco Zicchieri ha una storia che affonda nel postfascismo e in An. Viene da Terracina, ma ha un cognome che dice molto alla destra romana: suo zio Mario, giovanissimo aderente al Msi, venne ucciso al Prenestino nel 1975.

Le altre pedine vengono dall’Ugl, il sindacatino di destra erede del filo-missino Cisnal. Come Ezio Favetta, che stava alla testa del comparto ferrovieri, e che dall’autunno è il responsabile organizzazione della Lega a Roma. Infine, c’è il brodo di coltura delle estreme destre, Forza Nuova e CasaPound in testa. Alle scorse europee, la Lega piazzò Mario Borghezio in lista nella circoscrizione centrale. Era un modo per accompagnarlo fuori dal parlamento europeo, ma Borghezio si alleò con CasaPound e riuscì a spuntarla. Questa volta, a 71 anni, non dovrebbe essere candidato.

MA LA GALASSIA neofascista ha imparato che, pur tra mille divisioni, il gioco di sponda con i sovranisti funziona. Come nel caso delle scorribande contro rom e migranti o delle campagne per i valori del cattolicesimo più tradizionalista. In fondo, persino Salvini sa che anche al tempo dei social e della politica spettacolo, un pugno di militanti agguerriti può fare la differenza.