C’è anche la voce della governatrice Catiuscia Marini nei faldoni delle intercettazioni effettuate dalla procura di Perugia per l’inchiesta sulla sanità umbra che venerdì scorso ha portato a tre arresti e 35 indagati per un concorso truccato. Marini, indagata, si è dichiarata a più riprese sconvolta e estranea agli addebiti, ma sarebbe proprio sua la voce che discute della parente di un ex funzionario della Lega Coop alla quale bisognava consegnare le tracce del concorso per un posto da assistente amministrativa.

Scrivono i procuratori Paolo Abbritti e Mario Formisano: «Marini dice al suo consigliere politico Valentino Valentino di mettere le tracce della prova scritta in una busta e di portarle alla ’…Marisa, quella della Lega Coop…’, così da farle avere alla candidata». Da quella conversazione è passato esattamente un anno, era l’aprile del 2018.

L’inchiesta viene da lontano, dunque. E, a quanto si apprende, gli indagati sarebbero a conoscenza del tutto almeno dalla scorsa estate. L’ex direttore dell’azienda ospedaliera Emilio Duca, ora ai domiciliari, sapeva che gli investigatori gli stavano addosso e fece anche bonificare il proprio ufficio, scoprendo la presenza di diverse microspie per le intercettazioni ambientali. Il procuratore capo Luigi De Ficchy sostiene addirittura che ci sia stata una specie di «gara a far scoprire le indagini» che si stanno addentrando in mondo che, inizialmente, avrebbe accolto la cosa «con profonda omertà». E non è finita, l’inchiesta non è chiusa e in tribunale non sono pochi a sostenere che non sia ancora uscito fuori tutto e che la questione sia destinata ad allargarsi.

A fare particolarmente rumore non è tanto lo scandalo in sé, né l’arresto o l’iscrizione nel registro degli indagati dei funzionari sanitari, quanto il fatto che nei guai siano finiti anche un assessore (quello alla Sanità, Luca Barberini) e il segretario regionale del Pd Giampiero Bocci, non un esponente delle istituzioni ma un uomo di partito. È il «sistema» descritto nell’ordinanza del gip perugino: non un’associazione a delinquere, né un gruppo di corrotti, ma un vero e proprio modo di fare; il partito che sceglie chi mettere dentro e chi lasciare fuori.

I pm dipingono la sanità perugina come «un quadro avvilente di totale condizionamento agli interessi privatistici e alle logiche clientelari politiche». A supporto di questa tesi continuano a uscire intercettazioni, sia telefoniche sia ambientali, in cui gli indagati non sembrano far altro che parlare di come aggiustare i concorsi e garantire chi deve essere garantito. Quello con Marini è solo un esempio, di situazioni simili ce ne sono decine agli atti.

Gli arrestati saranno ascoltati tra giovedì e venerdì, e il loro avvocato, David Brunelli, già annuncia che chiederà la revoca delle misure cautelari per i suoi assistiti. Intanto, a Roma, la ministra della Sanità Giulia Grillo giura di avere «già sul tavolo» i nomi dei nuovi vertici dell’ospedale di Perugia.

In Regione, ad ogni modo, l’aria è pesantissima. Il centrodestra vorrebbe tornare a votare il prima possibile, certo del fatto che le eventuali elezioni anticipate sarebbero poco più che una passeggiata sulle macerie del centrosinistra in crisi. Ieri i consiglieri regionali di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega hanno protocollato una mozione di sfiducia per il governo regionale retto da Catiuscia Marini. Il Pd, che vorrebbe provare a resistere fino alla scadenza naturale del mandato nel 2020, in questo percorso trova un inaspettato alleato nel M5S, che pure non è pronto ad affrontare la sfida delle urne e se si associa alla richiesta di dimissioni della destra – con un’altra mozione di sfiducia presentata insieme a una parte del gruppo misto – lo fa senza grande convinzione.

Restano alle porte le amministrative: a fine maggio si voterà in sessantatré comuni, tra cui Perugia. Qui il centrosinistra, che aveva perso la città nel 2014, proverà a riconquistarla con la candidatura a sindaco dell’ex vicedirettore del Tg3 Giuliano Giubilei. La sua corsa, già di per sé complicata, dopo lo scandalo appare quasi proibitiva e lui lo sa bene: «Questa inchiesta rischia di farmi perdere le elezioni – dice -, è inutile nasconderlo». Tuttavia Giubilei si sforza comunque di mostrarsi ottimista: «La strada giusta però è quella che stiamo seguendo noi: apertura alle migliori energie cittadine e di rinnovamento del centrosinistra, estraneo ai soliti apparati». Basterà per evitare il naufragio?