Cultura
Un fantasmagorico inferno per danze futuriste
Scoperte Torna alla luce dopo quasi cento anni la decorazione del cabaret Bal Tic Tac di Giacomo Balla. Si pensava che quella pittura murale fosse andata perduta, ma ora la ristruttrazione dell'edificio della Banca d'Italia ha riconsegnato quel capolavoro
Foto LaPresse
Scoperte Torna alla luce dopo quasi cento anni la decorazione del cabaret Bal Tic Tac di Giacomo Balla. Si pensava che quella pittura murale fosse andata perduta, ma ora la ristruttrazione dell'edificio della Banca d'Italia ha riconsegnato quel capolavoro
Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 20 ottobre 2018
Era il 1921 quando un già cinquantenne Giacomo Balla si dedicava alla decorazione del cabaret Bal-Tic-Tac (o Bal Tik Tak) di Roma, chiamato a quell’opera da Vinicio Paladini. L’idea era sempre la stessa: coinvolgere gli ambienti e la vita in quell’utopia dinamica che consegnava il mondo ai colori rallegranti e alla velocità supersonica, come auspicava il Manifesto della ricostruzione futurista dell’universo. Un teatro quotidiano che affidasse alla simultaneità di forme compenetrate la visione del futuro, rigorosamente astratta, luminosa, drammatica, autonoma, scoppiante (questi gli aggettivi per guidare alle giuste fusioni di arte&architettura). SI PENSAVA che quella pittura murale – la figlia...