«Sabato 8 dicembre a Torino ci sarà una marea di gente. E penso proprio che si sentiranno parecchi slogan antigovernativi». Parola dello scrittore Wu Ming 1, che al movimento No Tav ha dedicato un’opera di narrativa non-fiction intitolata Un viaggio che non promettiamo breve, uscita per Einaudi Stile Libero due anni fa e da poco, come consuetudine per le opere del collettivo di scrittori Senza Nome, liberamente scaricabile dal sito www.wumingfoundation.com.

Per cogliere il reale senso politico della manifestazione occorre contestualizzarla, guardarla da una prospettiva di largo respiro e strapparla al ping pong tra i partiti. Questo è il punto di vista di Wu Ming 1.

IL VIAGGIO DEI VALSUSINI in lotta contro l’Alta velocità si arricchisce di un’altra tappa importante. Nei giorni scorsi, i No Tav hanno chiesto proprio a Wu Ming 1 di scrivere il testo che lancia la manifestazione torinese. Lo scritto, comparso sul sito Notav.info, in breve tempo è divenuto virale, ha raccolto migliaia di clic e tantissime condivisioni. È abbastanza significativo che il contributo provenga da un autore che non ha mai nascosto la sua diffidenza verso il Movimento 5 Stelle, che pure da tempo cerca di intestarsi la battaglia No Tav. Wu Ming 1, al contrario, riesce a smontare la narrazione dei grandi media che costruisce l’equivalenza tra No Tav e grillini.

A partire da un’evidenza: «In Valsusa non esistono sindaci M5S – spiega lo scrittore – In bassa valle da molti anni vincono le amministrative liste civiche collegate al movimento No Tav, per anni si è costretto il M5S alla desistenza, a non presentarsi in valle. Alle scorse amministrative di Avigliana si è presentato, ed è stato sbaragliato dalla lista civica. È addirittura arrivato quarto». Del resto, insiste Wu Ming 1, «in valle si è visto prima che nel resto d’Italia che si acuiva una contraddizione tra No Tav e M5S». Sarà insomma una manifestazione contro governo e opposizione al tempo stesso. «Il movimento No Tav è solo – scrive Wu Ming 1 nella sua nota in vista del corteo di Torino – E quindi potenzialmente con tutte e tutti. Oggi ancora non si vede, ma ben presto si vedrà». Gli chiediamo se questa collocazione sia inedita, guardando ai cinque lustri di mobilitazioni.

«NON È UNA NOVITÀ – afferma – quando c’erano ‘centrodestra’ e ‘centrosinistra’ i No Tav lottavano contro entrambi. O meglio, erano entrambi a lottare unitamente contro il movimento, che infatti li aveva battezzati ‘il partito trasversale degli affari’. Va ricordato anche che moltissimi No Tav non votano proprio. È vero che nei primi anni zero molti valsusini votavano per Rifondazione, Comunisti italiani o Verdi. Ma all’epoca del Prodi bis quelle forze capitolarono sulla grande opera e su moltissime altre cose, come sappiamo. Per questo in valle furono spazzate via, passarono dal 30% all’1-2%».

Il nostro interlocutore ne ha anche per il Pd, per il modo in cui è riuscito a riesumare la mitologia reazionaria della marcia dei 40 mila, accostandola «all’unica manifestazione Sì Tav di cui si abbia conoscenza dal 1991 in poi»: «Il Pd è finora riuscito nell’incredibile impresa di criticare da destra il governo più a destra della storia d’Italia».

SOSTIENE ANCORA WU MING 1:

[do action=”citazione”] «Non solo la lotta No Tav non ha mai avuto e non ha ‘governi amici’, ma è di fatto antigovernativa. Lo è stata sempre, e lo è oggi come non mai. È un’inimicizia oggettiva prima che soggettiva, che scavalca le preferenze, le scelte tattiche o addirittura i momentanei smarrimenti di singoli partecipanti. Il movimento è ben più della somma delle sue parti».[/do]

C’è una ragione in più per affermare questa inimicizia, e deriva dall’attuale maggioranza di governo e dal modo in cui criminalizza le lotte sociali. «Una manifestazione No Tav porta con sé, in strada, la memoria di decenni di disobbedienza civile, picchetti, blocchi stradali, occupazioni, solidarietà, collegamenti tra lotte ed è dunque la negazione pratica e operante di tutto ciò che la maggioranza Lega-M5S ha appena votato nel recente decreto sicurezza, riduttivamente definito ‘decreto Salvini’, come se il problema fosse soltanto lui. È una congerie di provvedimenti razzisti, classisti e repressivi, alcuni dei quali, come l’inasprimento delle pene per il blocco stradale, sembrano ideati apposta per combattere i movimenti, in particolare quelli in difesa del territorio, ancor più in particolare quello No Tav».

Al contrario, per Wu Ming 1 il modo in cui i valsusini e i loro sostenitori sono riusciti a dosare e articolare diverse forme di lotta, provenienti da differenti culture del dissenso, sfugge a ogni astratta distinzione tra legale e illegale o tra manifestanti «pacifici» e «violenti». «IL MOVIMENTO NO TAV è riuscito a creare la cornice più inclusiva che io ricordi – dice – Non si sono mai fatti dividere tra buoni e cattivi. C’è una dialettica interna, questo sì, ma non sono mai caduti nella trappola che ben conosciamo Non c’è una componente ‘moderata’ che abbia preso le distanze da forme di lotta più radicale».