Internazionale
A Mosul la musica è cambiata
Iraq Dopo aver sfidato tre anni di occupazione Isis con clandestinità e stazioni «pirata», riaprono i negozi di dischi, i tassisti accendono la radio e il violino di Ameen ritorna a suonare. Ma ora, ci dice l'analista al-Nasrawi, «va ricomposta la fabbrica sociale, un mix unico di musulmani, assiri, caldei, kurdi, yazidi»
Il violinista iracheno Ameen Mukdad, 28 anni di Mosul, è tornato a suonare nella sua città a metà aprile
Iraq Dopo aver sfidato tre anni di occupazione Isis con clandestinità e stazioni «pirata», riaprono i negozi di dischi, i tassisti accendono la radio e il violino di Ameen ritorna a suonare. Ma ora, ci dice l'analista al-Nasrawi, «va ricomposta la fabbrica sociale, un mix unico di musulmani, assiri, caldei, kurdi, yazidi»
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 7 giugno 2017
A Yarmouk era il pianoforte di Aeham Ahmad, a Mosul il violino di Ameen Mukdad. Il silenzio sul campo profughi palestinese in Siria occupato dall’Isis era lo stesso che rimbombava nella città irachena. A metà aprile il giovane violinista iracheno ha suonato in pubblico. Non lo faceva dal giugno 2014 quando lo Stato Islamico occupò in 48 ore Mosul: «Non dimenticherò mai il 10 giugno 2014 – racconta al Telegraph – È il giorno in cui la musica è morta». Dopo tre anni ha toccato le corde del suo violino in un luogo simbolo, la tomba del profeta Giona, Younis...