Daniele Lugli - foto Azione nonviolenta
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Addio a Daniele Lugli: un nonviolento costruttore del potere di tutti

Pace Si forma politicamente nel federalismo europeo e socialismo democratico, precocissimo guarda a Unità Popolare di Calamandrei, Parri, Cassola. Si iscrive al Partito Socialista, sta nella minoranza di Riccardo Lombardi, poi […]
Pubblicato più di un anno faEdizione del 7 giugno 2023

Si forma politicamente nel federalismo europeo e socialismo democratico, precocissimo guarda a Unità Popolare di Calamandrei, Parri, Cassola. Si iscrive al Partito Socialista, sta nella minoranza di Riccardo Lombardi, poi nel 1966 aderisce al nuovo PSIUP. Ha grandi capacità politiche e amministrative. I suoi riferimenti culturali sono Ernesto Rossi, Lelio Basso, Emilio Lussu, Vittorio Foa. Ma l’incontro decisivo è quello con Aldo Capitini, nel 1962, di cui già conosceva i testi su antifascismo e nonviolenza e partecipa alla fondazione del Movimento Nonviolento da cui non si distaccherà mai diventandone Presidente Emerito. Con Pietro Pinna è protagonista degli anni pionieri dell’obiezione di coscienza in Italia. È una delle sue azioni nonviolente di disobbedienza civile che provoca la reazione dei Cappellani militari, che fecero poi indignare don Lorenzo Milani.

Daniele Lugli (Suzzara, 1 settembre 1941, Comacchio 31 maggio 2023) si laurea in Giurisprudenza nel 1964, diviene avvocato, consegue l’abilitazione all’insegnamento di materie giuridiche ed economiche. Sono anni di grande fermento, la sua vita politica è in equilibrio tra Ferrara e il mondo; pensa però che il cambiamento lo si fa a partire dal locale, trasforma la sua periferia in centro. Viene assunto alla Provincia di Ferrara e poi ne diventa Segretario generale. Segue il percorso di trasformazione dei manicomi. Già prima della Legge Basaglia, collaborando con Antonio Slavich, riesce a tirare fuori i ragazzi malati psichici dall’Istituto e ad inserirli nel territorio.

Negli anni 70 è docente di Sociologia dell’Educazione all’Università di Ferrara con il sociologo Alberto L’Abate, anche lui allievo di Capitini. Avvia i primi corsi per l’abilitazione all’insegnamento, fa ricerca sulle disuguaglianze nella scuola collaborando con la pedagogista Egle Becchi. È uno degli artefici delle 150 ore per il diritto allo studio nel ferrarese: insegna diritto, spinge i giovani ad essere attivi nel sindacato. Porta innovazione negli incarichi politico-amministrativi. Dal 1970 al 75 come assessore a Codigoro fa aprire la Biblioteca e la prima Scuola dell’Infanzia; dal 1975 all’80 è Assessore alla pubblica istruzione a Ferrara dove si spende per l’abbattimento delle classi differenziali, trasforma le “colonie estive” come momento educativo, realizza esperienze che includono ragazzi con disabilità.

Con gli anni Ottanta si allontana dalla vita dei partiti, vedendo la loro irriformabilità, ma non rinuncia al servizio alla comunità. Frequenta la Scuola di Alta Formazione a Bologna, partecipa alla Commissione regionale istitutiva di Rai 3, è vice presidente del Teatro Comunale di Ferrara, consulente giuridico per gli Enti locali. Viene eletto portavoce del Forum del III Settore della provincia di Ferrara. Dal 2008 al 2013 la Regione Emilia-Romagna lo nomina Difensore Civico, e dedica particolare attenzione ai diritti dei migranti.

Negli ultimi anni, lasciato ogni incarico pubblico, si è dato completamente all’attività di movimento, con una predilezione per la formazione nelle scuole e per i giovani del Servizio civile su questioni inerenti la pace, i diritti umani, l’ambiente.
Nel 2017 pubblica “Silvano Balboni era un dono” uno studio sul collaboratore di Aldo Capitini scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948. Ma il sottotitolo “Un giovane per la nonviolenza, dall’antifascismo alla costruzione della democrazia” oggi ci appare perfetto per Daniele Lugli, scomparso improvvisamente a 81 anni, con ancora molti progetti aperti.

Il funerale si svolgerà oggi 7 giugno alle ore 16 alla Certosa di Ferrara.

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