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Addio al tecnico gentile scippato dalla Juve della Triade

Addio al tecnico gentile scippato dalla Juve della TriadeGigi Simoni – LaPresse

Gigi Simoni Se non avesse perduto quella fatidica Juve-Inter a Torino, con ogni probabilità avrebbe vinto lo scudetto, quasi dieci anni dopo l’ultimo successo, l’Inter dei record guidata da Trapattoni

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 23 maggio 2020

Era una persona perbene e allenatore di valore Gigi Simoni, ex di Inter, Napoli, Torino, Genoa, morto ieri a 81 anni dopo l’ictus della scorsa estate.

Ma il tecnico gentile con cronisti e addetti ai lavori è divenuto famoso soprattutto per aver perso la calma sulla panchina dei milanesi, il 26 aprile di 22 anni in Juventus-Inter 1-0, pochi attimi dopo il fallo da rigore dello juventino Iuliano ai danni di Ronaldo, il brasiliano, il Fenomeno. Simoni invase il campo, gridando «si vergogni» davanti alle telecamere verso l’arbitro Ceccarini, che lo espulse dopo aver deciso di non fischiare il calcio di rigore, a pochissimi centimetri dall’episodio. Era la Juventus di Zidane e Del Piero.

Ma anche della triade Moggi-Giraudo-Bettega, la Juve dell’estremo potere, che si sarebbe poi disteso fino a Calciopoli. Quell’Inter, da Simoni disegnata sulle giocate geniali di Ronaldo, era assai inferiore ai bianconeri. Se non avesse perduto quella gara a Torino, con ogni probabilità avrebbe vinto lo scudetto, quasi dieci anni dopo l’ultimo successo, l’Inter dei record guidata da Trapattoni.

Campionati sfilati dal taschino, scene già viste due decenni dopo, il calcio italiano sa sempre ripetersi nel peggio. Sarebbe stato un miracolo: un fuoriclasse e una squadra di medio valore che si cuciono il tricolore. Ci era riuscito 11 anni prima Maradona a Napoli, sublime direttore di orchestra di un manipolo di audaci. In quell’Inter di difensori spicci e mediani di corsa, il totem era Ronaldo, nella versione precedente al primo infortunio al tendine di Achille, un uragano di velocità e tecnica, forse lo straniero più forte di sempre nel calcio italiano, alle spalle di Maradona.

Simoni, italianista con la delicatezza di un sarto, spiegò ai suoi calciatori che erano tutti uguali, tranne Ronaldo. Gli è stato negato così quel tricolore che avrebbe colorato la carriera da allenatore, con ottimi risultati anche al Napoli, al Torino e nell’altra dozzina di squadre allenate. E con la stessa Inter, che qualche mese dopo, con Roberto Baggio nel motore, rifilò tre gol al Real Madrid in Champions League, per poi essere esonerato da secondo in classifica, a cinque punti dalla Fiorentina.

Ricordi incisi nel cuore degli interisti che ieri lo hanno ricordato con le lacrime agli occhi nel decennale del Triplete centrato con Josè Mourinho. Ma Simoni piaceva a tutti: l’affetto per il tecnico emiliano è arrivato via social da colleghi, società, presidenti, dirigenti.

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