Internazionale

Afghanistan addio. E l’Italia non ha scuse

Afghanistan addio. E l’Italia non ha scuseL'Italia gira i tacchi, lasciandosi dietro il messaggio di benvenuto che campeggia sulla base di Herat, nel giorno dell'ammainabandiera ufficiale – Ap

La storia si ripete Dal ritiro dell'Armata rossa a quello delle forze occidentali, che procede in questi giorni tra mielosi ammainabandiera, zero autocritica e nessuna richiesta di perdono alla popolazione locale per gli ultimi 20 inutili anni di guerra, l’ex ambasciatore a Kabul racconta le fasi e le responsabilità che possono spiegare anche il prossimo bagno di sangue

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 23 luglio 2021
Sono arrivato all’ambasciata a Kabul ai primi di settembre del 1987. Il blocco occidentale non riconosceva il governo fantoccio messo su dall’invasore sovietico a partire dal 1979, e a me erano state assegnate funzioni di Incaricato d’Affari a.i.. Da parte occidentale si seguiva con grande interesse il tentativo di Gorbaciov di trasformare l’Urss, sia in politica interna che in politica estera. Per quanto riguardava quest’ultima, gli si chiedeva il ritiro dell’Armata rossa dall’Afghanistan come prova fattuale della reale capacità di arrivare a quella distensione, che a parole auspicava. A LUGLIO DELLO STESSO ANNO Gorbaciov aveva dichiarato, ricevendo una delegazione ufficiale...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi