Alias Domenica
Afghanistan, osano gli orfani dell’arte
Al Mucem di Marsiglia "Kharmohra. L’Afghanistan au risque de l’art", a cura di Guilda Chahverdi Rifiuto dell’orientalismo, spietata analisi del quotidiano, riappropriazione del corpo: i giovani artisti Ayreek, Eshraq, Taasha, Hamed Hassanzada, Herati, Wahidi, Hazara, Laiq
M. Mahdi Hamed Hassanzada, "The Naked Solitude", Istanbul, 2017
Al Mucem di Marsiglia "Kharmohra. L’Afghanistan au risque de l’art", a cura di Guilda Chahverdi Rifiuto dell’orientalismo, spietata analisi del quotidiano, riappropriazione del corpo: i giovani artisti Ayreek, Eshraq, Taasha, Hamed Hassanzada, Herati, Wahidi, Hazara, Laiq
Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 15 dicembre 2019
Valentina PorchedduMARSIGLIA
In Afghanistan c’è una pietra detta di kharmohra, in realtà una ghiandola (o cartilagine) situata nella gola dell’asino che, una volta estratta ed essiccata, somiglia a un ciottolo. Secondo un’antica credenza, affinché i desideri più intimi possano avverarsi, il sassolino deve essere affidato a un mullah, il quale ci soffierà sopra dei versetti del Corano. Tuttavia, il sortilegio ha un prezzo e non va quasi mai a buon fine. Da questo amuleto ancestrale e dal parallelo con l’ambita stabilità politica in Afghanistan, costata vite e denaro senza vedere la luce, scaturisce l’esposizione Kharmohra L’Afghanistan au risque de l’art, fino al...