Dio mio, la “avidità”! Il riflesso soggettivo diventa la realtà oggettiva, e la realtà oggettiva il riflesso soggettivo! Il mondo alla rovescia. Come se cercassimo di mangiarci l’immagine di una bistecca riflessa in uno specchio. Se ci sbattiamo la capoccia, nello specchio dell’ideologia, e restiamo a bocca asciutta, dev’essere per forza “colpa” di qualcuno. I buoni e i cattivi. LA VITA - prima ancora della politica - ridotta ad un fumetto. La “normalità”. La natura storicamente divenuta. L’egemonia sottoculturale! - davvero. C’è gente che conosco che è passata dallo pseudo-Marx “oggettivistico”-determinista (a-dialettico, positivista) al moralismo soggettivistico-buonista disneyano. Non scherzo e non esagero. Li ho sentiti con le mie orecchie lodare l’illuminata critica sociale di… Mary Poppins! Puro Medio Evo. Pensiero magico a go go. Che tutto ciò sia FUNZIONALE al capitale (al puerile “individualismo epistemologico” ch’è il suo “cuore senza cuore” antropologico), non ci passa neppure per l’anticamera del poco cervello che ci rimane.
Del resto, tenuti a balia vita meramente natural durante dall’industria culturale, è perfettamente logico che, delusi da una sottocultura (e come non esserlo?), ci si consegni “ciclicamente” mani e piedi legati ad un’altra, per qualche verso (se non proprio per il verso ideologico-politico, di sicuro per quello epistemologico) antitetica alla prima. Pensare dialetticamente non è né naturale né “intuitivo”. Ci vogliono strumenti che di sicuro non sono innati, né crescono sulle piante. Se persino Engels arrivò ad ipostatizzare la dialettica nella Natura (che così almeno È LEI - Mamma Natura! - a dover fare lo sforzo di dialettizzare il pensiero al posto nostro, che il travaglio del Concetto è TROPPO una rogna), malgrado la sua pluridecennale collaborazione con il dialettico più fino, è cosa che ci dà la misura di QUANTO sia difficile… diventare adulti. Io non ci sono mai riuscito. Ma almeno lo so.