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Allo zoo con Tofanari e Bugatti
Il divano Se la scultura di animali del primo suscita nell’osservatore una seduzione tattile, quella dell'altro affida al momento visivo una integrazione essenziale alla compiutezza del risultato plastico
Il divano Se la scultura di animali del primo suscita nell’osservatore una seduzione tattile, quella dell'altro affida al momento visivo una integrazione essenziale alla compiutezza del risultato plastico
Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 26 ottobre 2018
Chi ebbe modo di osservare al lavoro il celebre scultore animalista Sirio Tofanari (1886-1969) testimonia d’una sua maniera speciale di concentrarsi sul modello, articolando un rituale mimetico di gesti, di smorfie, di versi. Ha scritto Enrico Sacchetti che quando Tofanari «parla d’un uccello par che voli, e quando parla d’un granchio s’atteggia tutto di scancio e move le braccia che paion proprio le tenaglie d’un granchio». Simulazione preliminare che equivale ad un immedesimarsi: come se modellasse se stesso applicando la medesima ancestrale sapienza metamorfica che lo conduce a plasmare l’opera. Penso, ad esempio, al Leopardo, o a I babbuini conservati...