In senso lato, ma simile é,per certi versi, l’ idea del Governo in merito a classi differenziate o composte in maggioranza da studenti italiani a ciò che avvenne nelle scuole del sud durante Il fascismo. Quindi, vorrei invitare alla riflessione sull’ acquisizione della L2. La L2, studi alla mano, si acquisisce facilmente e serenamente e con più velocita, se vi é un’ esposizione in cui la lingua madre mèdia.Quando un bambino é privato della sua lingua, in condizioni ahimé non di accoglienza né integrazione felici, egli farà fatica ad acquisirla perché sulla sua struttura genetica linguìstica é stata compiuta una forzatura violenta, che non avviene nei bambini esposti al bilinguismo, già in tenera età. Questa violenza, che spesso condanna all’ analfabetismo, alle difficoltà scolastiche e alla dispersione scolastica è la stessa che hanno subito gli studenti del sud dal fascismo fino ad oggi. Riflettere su questo importante aspetto, dovrebbe fare pensare la politica e motivarla a porre in atto interventi efficaci: per esempio la presenza di mediatori culturali, la possibilità di estendere la lingua dei bambini non italofoni ai compagni, condividere momenti di scambio di cultura.
Anni fa, ebbi una bimba di origini arabe in classe, studiai la lingua attraverso un corso acquistato appositamente: mi permise di creare la prima relazione di fiducia, fondamentale per sentirsi accolti e motivare la presenza a scuola.
Seguo in queste settimane un corso sulla lettura ad alta voce, attraverso anche gli albi illustrati che rappresentano a mio avviso un’ arma potente di sviluppo del linguaggio…
Questi sono solo due piccoli esempi di buona pratica per lo sviluppo del linguaggio, orale e poi scritto.
Occorrerebbe un’ altra Lettera ad una professoressa, il libro denuncia che ci ha portati dentro un mondo che ancora oggi esiste e che comprende anche gli studenti migranti.