Visioni

Anagoor e il senso di eternità sulla coscienza dell’Occidente

Anagoor e il senso di eternità sulla coscienza dell’OccidenteUna scena da «Orestea» – foto di Giulio Favotto

A teatro La giovane compagnia veneta - che ha ottenuto il Leone d'Argento - porta in scena alla Biennale l’«Orestea» di Eschilo. Un approdo alla tragedia, dopo due lavori che interrogavano la morte di Virgilio e quella di Socrate

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 28 luglio 2018
Le parole visionarie e profetiche bucano l’oscurità, mentre si alza un canto che sembra la preghiera di un muezzin. Poi la lenta assolvenza della luce rivela la presenza di un giovane immobile di fronte a un microfono sulla scena nuda del teatro alle Tese, nell’Arsenale veneziano. È lui a dire le parole profetiche di Sergio Quinzio che fanno da prologo allo spettacolo. Un discorso sulla morte privo di toni luttuosi, vi si ricorda il gallo che Socrate chiede di sacrificare a Esculapio, nel momento in cui morendo guarisce dalla vita. Sull’Orestea di Eschilo dice la locandina. E bisogna concentrarsi sulla...

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