Editoriale

Ancora una volta per il manifesto

Ancora una volta per il manifestoLuciana Castellina

Cari compagni, è inedito scriversi fra di noi: abbiamo lavorato troppo a lungo assieme per aver dovuto ricorrere alla corrispondenza per comunicare. Ci si parlava, e basta. Non è più […]

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 18 dicembre 2014

Cari compagni, è inedito scriversi fra di noi: abbiamo lavorato troppo a lungo assieme per aver dovuto ricorrere alla corrispondenza per comunicare. Ci si parlava, e basta.

Non è più così da non poco tempo, e per circostanze che per ciascuno di noi sono state diverse nei tempi e nei modi, ma che hanno in comune analoghe ragioni: l’esser venuto meno il collettivo di cui tutti ci siamo sentiti parte integrale.

Quel tipo di rapporto probabilmente non si creerà più, per ovvie ragioni generazionali, ma anche – lo sappiamo tutti – per via delle divisioni, politiche e editoriali, che ci hanno reciprocamente allontanato in questi ultimi tempi.

Sebbene io abbia ripreso a scrivere sul giornale, non per questo faccio parte del collettivo che lo fa e ne è responsabile; e che ne porta anche il non irrilevante peso.

Se ora vi scrivo non è per riaprire un dibattito, che certo sarebbe utile ma dovrà avere altri, più lunghi e impegnativi itinerari che non una missiva come questa.

Se scrivo ora è per un motivo più importante e urgente: la sorte di questo giornale di cui anche io con altri, alcuni purtroppo defunti, siamo stati fra i fondatori, così come alcuni fra i più anziani di voi dell’attuale redazione.

Scrivo per dirvi che farò, e cercherò di far fare, quanto è possibile per aiutare l’acquisto della testata «il manifesto» da parte della nuova cooperativa, che ha avuto il merito di garantire l’uscita del giornale dopo il fallimento della vecchia cooperativa, e per mobilitare a questo fine anche i tanti che in questi ultimi anni si sono allontanati – o perché al giornale non collaborano più, o perché non lo leggono e non lo sentono più come «loro» – affinché questa storia più che quarantennale non abbia a morire.

Non si tratta solo di preservare un oggetto di antiquariato, e a muovermi non è la nostalgia (anche se un po’ sì, è stata una bella storia!), ma la attualissima consapevolezza che «il manifesto» tutt’ora è – ci è – indispensabile. Tanto più in un tempo politico che sentiamo tutti grave, ma che è anche ricco di nuove energie che di un punto di riferimento, un luogo di incontro hanno più che mai bisogno per non disperdersi.

Allego bonifico di mille euro.

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