Cultura

Anthony Caro, la leggerezza dell’acciaio

Anthony Caro, la leggerezza dell’acciaioAnthony Caro

Addii È morto il grande scultore. Le sue opere in mostra al Museo Correr di Venezia. Per l’artista inglese saldare il metallo e dipingere la materia era come agire su un pentagramma. Il suo maestro fu Henry Moore

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 25 ottobre 2013
La scultura come la musica. Può sembrare un paradosso, ma per sir Anthony Caro quei due linguaggi non erano poi così distanti. Nonostante i suoi fossero «oggetti» pesanti, realizzati con materiali industriali (acciaio soprattutto), colorati con toni brillanti e appoggiati a terra, destituiti da ogni tentazione di monumentalità, custodivano al loro interno la leggerezza e la volatilità del pentagramma. Erano più vicini ai mobiles di Alexander Calder che alle strutture geometriche dei cugini minimalisti americani, troppo severamente radicate nei loro luoghi di appartenenza. «La scultura può essere qualsiasi cosa», aveva detto l’inglese Caro in diverse occasioni, interpellato sull’essenza di quell’arte...

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