Arendt, sempre al di là del dove, e ora stretta in una striscia
Una tavola di Ken Krimstein da «Hannah Arendt. La tirannia della verità», che la ritrae con Günther Anders
Alias Domenica

Arendt, sempre al di là del dove, e ora stretta in una striscia

Questioni tedesche/Graphic Dall’infanzia prussiana, all’università con Strauss, Löwith, Marcuse, Lévinas, alla bohème berlinese, all’esilio parigino, a N.Y. «Le tre fughe di Hannah Arendt» di Krim Krimstein, da Guanda
Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 13 ottobre 2019
Nell’opinione comune, i filosofi sono gente reclusa in studi foderati di libri e priva, in sostanza, di biografia e accessi al mondo. Fu Hannah Arendt, per esempio a citare una frase di Heidegger su Aristotele, secondo cui lo stagirita «visse, lavorò e morì». L’immagine del filosofo come essere estraneo alla vita e alla realtà è stata formata nell’Ottocento da un libretto divertente e maligno di Thomas de Quincey, Gli ultimi giorni di Immanuel Kant, in cui il gran saggio è mostrato come un vecchio un po’ rimbambito che vaga per le vie di Königsberg e si sbrodola a tavola. In...

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