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Arikha, lasciare la pittura nel suo silenzio

Arikha, lasciare la pittura nel suo silenzioAvigdor Arikha, un autoritratto

Dürer più democratico di Duchamp... Ne «La pittura e lo sguardo» (Neri Pozza) l’artista ebreo rumeno Avigdor Arikha opta per il lato emotivo dei processi creativi, contro i critici e le avanguardie storiche

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 8 gennaio 2017
Invece di scrivere, i pittori dovrebbero piuttosto dipingere». Così esordisce Avigdor Arikha, pittore, nella premessa alla sua antologia di scritti intitolata La pittura e lo sguardo Scritti sull’arte (Neri Pozza, pp. 414, euro 38,00, traduzione e cura di Monica Ferrando), uscita originariamente nel 1991 e poi nuovamente in versione ampliata nel 2011, subito dopo la morte dell’autore. Nato nel 1929 da genitori ebrei di lingua tedesca a Radauti, nella regione rumena della Bukovina, Arikha cresce a Czernowitz, allora Urss e oggi Ucraina. Nel 1941 viene deportato con la famiglia e nonostante la fuga costata la vita al padre finisce internato...

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