Editoriale

Quelle armi all’Iraq sotto sequestro

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La scelta del governo italiano di inviare armi all’Iraq prendendole dall’arsenale sequestrato sulla motonave Jadran Express nel 1994 e conservato dal 1999 nei depositi dell’isola Santo Stefano nell’arcipelago della Maddalena, […]

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 24 agosto 2014

La scelta del governo italiano di inviare armi all’Iraq prendendole dall’arsenale sequestrato sulla motonave Jadran Express nel 1994 e conservato dal 1999 nei depositi dell’isola Santo Stefano nell’arcipelago della Maddalena, desta preoccupazione. L’arsenale era ed è di diritto sotto sequestro giudiziario e la magistratura ne aveva ordinato la distruzione a conclusione di un processo (2005) che vedeva imputati tra altri i proprietari di quel carico illegale destinato alla guerra in Bosnia.

Non vogliamo qui discutere della scelta di inviare armi all’Iraq, ma della scelta di inviare “quelle” armi. Abbiamo il fondato sospetto che nel periodo febbraio-maggio 2011 il governo italiano guidato da Silvio Berlusconi abbia usato parte dell’arsenale della Jadran per invii di armi alle varie fazioni anti-Gheddafi, in flagrante violazione dell’embargo stabilito dalle Nazioni Unite (26 febbraio 2011). Rivelazioni e denunce sull’accaduto, tra cui le nostre, vennero pubblicate all’epoca e ad esse si aggiunse un’indagine della magistratura di Tempio Pausania, inopinatamente fermata con l’apposizione del segreto di Stato sulla destinazione dei container di armi prelevati a Santo Stefano. Tali container venero avviati con scorta di mezzi militari sui traghetti passeggeri Sharden e Nuraghes verso Civitavecchia con documenti di accompagnamento che falsamente descrivevano la “merce” come “motori” e “parti di ricambio”.

Siamo informati che colleghi delle Nazioni Unite facenti parte del gruppo di esperti che indaga sulle violazioni dell’embargo sulla Libia stanno indagando sull’uso delle armi della Jadran nel conflitto libico e sulle denunce fatte nel 2011. È chiaro che se “quelle” armi (o ciò che resta dell’arsenale) verranno inviate in Iraq e il carico della Jadran – che il governo italiano ha rifiutato illegalmente di distruggere come ordinato dalla magistratura – scomparirà, nessuno avrà più modo di verificare se, come, e in quale quantità quell’arsenale sia servito agli invii alle fazioni anti-Gheddafi.

Far sparire in Iraq l’arsenale della Jadran equivale a cancellare ogni possibilità di accertare se Berlusconi abbia violato l’embargo delle Nazioni Unite, cosa che se accertata sarebbe ovviamente gravissima. Un’altra impunità si aggiungerebbe di fatto alle molte già godute dall’ex-premier. Oltre all’embargo del’Onu, esiste infatti anche una Posizione comune europea che vieta ai membri della UE di procedere a simili invii.

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