Alias Domenica

Pasternak e i suoi arsenali di metafore distrutti dalla Storia

Pasternak e i suoi arsenali di metafore distrutti dalla StoriaWassily Kandinskij, Composizione X, 1939

Negli anni Quaranta, dagli intrecci sincronici dei suoi motivi ricorrenti, il poeta passa a una insolita leggibilità e alla inedita ricerca di melodia: «Sui treni del mattino», in una nuova versione di Elisa Baglioni, con inediti, da Passigli

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 15 settembre 2019
Nel suo scintillante saggio titolato Poeti con storia e poeti senza storia, del 1933, Marina Cvetaeva dava dell’autore che più sentiva vicino per temperamento una definizione segnata dall’irrevocabilità: «Boris Pasternak è un poeta senza evoluzione. Ha cominciato immediatamente da Boris Pasternak, e non lo ha mai tradito». L’antitesi «con storia» versus «senza storia» viene sviluppata attraverso una serie di metafore: per Cvetaeva esistono poeti-freccia, irresistibilmente lanciati verso un bersaglio sconosciuto, e poeti-cerchio, chiusi in una particolare ossessione a loro nota da sempre; poeti-camminatori – Goethe e Puškin, su tutti – e poeti-stiliti; poeti-fiume in cui, avrebbe detto Eraclito, è impossibile...

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