Cultura

Artaud, la vita è roba per invasati

Artaud, la vita è roba per invasatiAntonin Artaud

Convegno Alla Galleria nazionale e all'Università Roma3, due giorni in compagnia dell'«insorto del corpo», a partire dal libro collettaneo edito da ombre corte

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 27 settembre 2018
Settanta volte Artaud, a settant’anni dalla scomparsa di Antonin Artaud (1896 – 1948), poeta, scrittore, disegnatore, attore cinematografico e teatrale, visionario e invasato, «perché la logica anatomica dell’uomo moderno è proprio di non aver mai potuto vivere, né pensare di vivere, che da invasato», come il suo struggente Van Gogh il suicidato della società. Così ecco due giornate romane, a partire dalla parabola artistica, poetica, lirica di Artaud, forse il più irregolare tra i grandi irregolari della prima parte del Novecento. Per esplorare l’(in)attualità estetica, politica, lirica di un pensiero vivo, tra teatro, cinema, letteratura, poesia, radiofonia, pittura, lavoro culturale...

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