Alias Domenica

Arte sovietica, il tradimento dell’utopia concreta

Arte sovietica, il tradimento dell’utopia concretaAlexander Deineka, Donbass, "La pausa pranzo", 1935, Riga, Latvian National Museum of Art

A Parigi, Grand Palais, "Rouge. Art et utopie au pays des Soviets", a cura di Nicolas Liucci-Goutnikov La mostra documenta, con oltre quattrocento opere, l’involuzione delle forme dall’Ottobre alla morte di Stalin, dalla presa diretta sulla vita sociale postulata dalle avanguardie al modello idealizzante del kitsch di stato

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 16 giugno 2019
«I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta ora di mutarlo». Con l’avvento della Rivoluzione d’ottobre l’undicesima tesi su Feuerbach di Marx sembra finalmente avverarsi. Majakovskij è protagonista e interprete di questo primissimo vagito sovietico, e ricordando in versi quella stagione nel 1930, anno del suo suicidio e del suicidio stalinista del socialismo, scrive: «Noi aprivamo/ ogni tomo/ di Marx,// come in casa/ propria/ si aprono le imposte,// ma anche senza leggervi/ noi comprendevamo// da quale parte andare,/ in quale campo combattere» (da A piena voce, traduzione di Angelo Maria Ripellino). Già dalle prime battute rivoluzionarie...

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi