Internazionale
Asia Centrale, Raqqa e Kabul spauracchi per la repressione interna
Islam radicale I paesi centroasiatici hanno utilizzato il «pericolo jihadista» anche per contenere quelle spinte dal basso che mettono in difficoltà il sistema di potere locale
Miliziani dell'Isis a Raqqa – LaPresse
Islam radicale I paesi centroasiatici hanno utilizzato il «pericolo jihadista» anche per contenere quelle spinte dal basso che mettono in difficoltà il sistema di potere locale
Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 6 aprile 2017
L’ondata di arresti seguita ai fatti di San Pietroburgo porta dritta a una pista che dalla tradizionale rotta ceceno-daghestana arriva in Asia Centrale, la nuova frontiera da cui Mosca teme adesso un’ondata di violenze, dirette o meno che siano, dal “califfato” di Raqqa. Un progetto che peraltro non ha fatto molta strada nell’Azerbaijan o nelle cinque repubbliche dell’ex Urss ai confini orientali di quel che fu l’Impero zarista e poi l’Unione sovietica. Eppure, se un timore islamista esiste, sono proprio le turbolente aree caucasiche ancora sotto diretto dominio russo a impaurire gli Stati orientali che temono un contagio dal Daghestan...