Cultura
Atiq Rahimi, abitare il confine tra due lingue
TEMPI PRESENTI Un’intervista con lo scrittore e cineasta di origine afghana costretto all’esilio in Francia. Con il suo ultimo romanzo e una mostra, sarà ospite al Festival Dedica di Pordenone dal 10 al 17 marzo
Un ritratto di Atiq Rahimi
TEMPI PRESENTI Un’intervista con lo scrittore e cineasta di origine afghana costretto all’esilio in Francia. Con il suo ultimo romanzo e una mostra, sarà ospite al Festival Dedica di Pordenone dal 10 al 17 marzo
Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 5 marzo 2018
«Mio padre fu arrestato per un crimine mai definito. Il nonno diceva che la sua colpa era stata quella di dire che con quel golpe l’Afghanistan aveva perso la sua prima lettera ed era diventato Fghanistan. Che nella nostra lingua significa: terra di urla e di lamento». Una terra dalla quale Atiq Rahimi è scappato durante l’invasione sovietica (1979-1989) per trovare rifugio prima in Pakistan e infine in Francia dove ha ottenuto asilo politico e dove attualmente vive. Cineasta, fotografo e scrittore afghano, Rahimi ha sperimentato sulla propria pelle l’esilio dal paese natale, come molti artisti fuggiti dalla patria a...