Alias Domenica
Baranov-Rossiné, un re della luce venuto dall’Ucraina
Maestri in ombra / Speciale Estate Cubo-futurismo. Eclettico, inventore, morto nel lager, Vladimir Baranov-Rossiné ha il suo momento alto, nella Parigi anni dieci, nel dare una voce slava particolare all’«orfismo» di Apollinaire, in stretto dialogo con Léger e Picabia
Vladimir Baranov-Rossiné, «Composizione astratta II», 1912-’13, Parigi, Centre Pompidou
Maestri in ombra / Speciale Estate Cubo-futurismo. Eclettico, inventore, morto nel lager, Vladimir Baranov-Rossiné ha il suo momento alto, nella Parigi anni dieci, nel dare una voce slava particolare all’«orfismo» di Apollinaire, in stretto dialogo con Léger e Picabia
Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 27 agosto 2017
Discontinuo, geniale, eclettico, inventore. Léonide Davidovitch Baranov, poi noto con lo pseudonimo Vladimir Baranov-Rossiné (Baranoff-Rossiné), è uno dei meno noti tra i «russi a Parigi» negli anni Dieci. Eppure ha al suo attivo la presenza di opere al Pompidou di Parigi, al MoMA di New York, nella collezione Thyssen-Bornemisza, oltre che in alcuni importanti musei russi; le mostre al Pompidou nel 1972, alla Tret’jakov di Mosca nel 2002, a San Pietroburgo nel 2007; l’ampio spazio a lui dedicato nella mostra Analogías Musicales. Kandinsky y sus contemporáneos, tenuta a Madrid nel 2003; l’interesse di Jean-Claude e di Valentine Marcadé, l’attenzione di...