Cultura
Beatriz Bracher, alla ricerca dei propri confini
L'intervista Parla la scrittrice brasiliana, inedita in Italia fino alla pubblicazione di «Antonio» per Utopia. «La tragedia greca antica è la madre di tutti noi, dei modi in cui costruiamo la storia della nostra vita». «Ho voluto che il lettore provasse la sensazione di essere colui che guida l’azione, come in realtà credo che succeda sempre nella letteratura»
La scrittrice e editrice brasiliana Beatriz Bracher
L'intervista Parla la scrittrice brasiliana, inedita in Italia fino alla pubblicazione di «Antonio» per Utopia. «La tragedia greca antica è la madre di tutti noi, dei modi in cui costruiamo la storia della nostra vita». «Ho voluto che il lettore provasse la sensazione di essere colui che guida l’azione, come in realtà credo che succeda sempre nella letteratura»
Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 18 luglio 2021
Lo ha definito il suo libro «più terreno, quello in cui il Brasile appare più nitido, non solo nei suoi sentimenti e azioni intime, ma anche nel suo territorio e nello scorrere del suo tempo». Antonio della scrittrice brasiliana Beatriz Bracher (Utopia, pp. 192 euro. 19, traduzione di Prisca Agustoni) è un memoir polifonico e frammentato in cui un figlio, spossessato del proprio retroterra affettivo, è alla ricerca di una scomoda radice – quella paterna. Non è un caso questo suo peregrinare fra le pieghe dell’esistenza: il protagonista silente Benjamin, motore narrativo invisibile, sta per diventare padre e ha necessità...