Cultura
Beethoven, alla ricerca del metronomo perduto
Musica Due studiosi spagnoli hanno smontato vari modelli per tentare di elaborarne uno simile a quello posseduto dal compositore, così che rivelasse il ritmo «originale». Ma una nuova tecnologia non è sempre maneggiabile al meglio, neanche dai geni
Musica Due studiosi spagnoli hanno smontato vari modelli per tentare di elaborarne uno simile a quello posseduto dal compositore, così che rivelasse il ritmo «originale». Ma una nuova tecnologia non è sempre maneggiabile al meglio, neanche dai geni
Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 22 dicembre 2020
C’è un mistero che Ludwig van Beethoven si portò nella tomba quando morì a Vienna quel 26 marzo del 1827. Da quando il compositore bonnense aveva ricevuto nel 1817 il primo metronomo dalle mani del suo inventore Johann Mälzel, lo stesso che gli aveva procurato i cornetti acustici per aiutarlo a gestire la sua insopportabile sordità, si era mostrato entusiasta della nuova invenzione che gli permetteva di superare l’ambiguità di espressioni come «allegro», «andante» o «presto». Finalmente avrebbe potuto indicare esattamente con che ritmo voleva che i suoi pezzi fossero suonati. Peccato però che quasi nessun direttore o direttrice d’orchestra...