Bene l’eolico off-shore al largo di Tarquinia, ma si tuteli la costa
Le proposte di insediamento di eolico in mare a Tarquinia e Montalto di Castro pongono il problema urgente di definire un vero e proprio piano regolatore dello Spazio Marittimo nel cui ambito definire con chiarezza dove si possono collocare gli impianti off-shore.
Il nuovo Governo non solo deve recuperare i ritardi dei governi precedenti che non lo hanno fatto, malgrado già dal 2014 ci fosse l’indicazione della Direttiva Europea 2014/89/UE che stabiliva l’obbligo di approvare questo piano entro il marzo 2021, ma deve decidere i principi a cui debbono attenersi le proposte di investimenti dei privati, che sono numerose e di importi importanti per l’Italia (dell’ordine di 30 miliardi per il solo eolico offshore), per affrontare la transizione dal fossile verso le rinnovabili.
Ad esempio, le aree di costa a vocazione turistica richiedono una maggiore tutela e in questi casi va fissato un limite di installazione dell’eolico off-shore a non meno di 25 km dalla costa per evitare problemi paesaggistici e danni alle attività turistiche.
Le installazioni debbono inoltre rispettare i corridoi del traffico marittimo commerciale e i parchi marini, come ad esempio quello delle isole toscane. L’eolico off-shore è molto importante per il futuro energetico dell’Italia ma deve rispettare rigorosamente condizioni di installazione accettabili da parte delle comunità locali.
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I negazionisti che copiano la sovranità alimentareIl nuovo governo deve provvedere con urgenza a questi adempimenti scaduti nella primavera del 2021. Se fossero state già indicate le possibilità di localizzazione e le condizioni da rispettare non ci troveremmo di fronte a proposte di installazione di eolico troppo vicine alla costa. Nel caso del parco eolico di Montalto/Tarquinia si parla di 7/8 Km, quindi di turbine visibili e troppo vicine a terra. A parità di produzione energetica è preferibile realizzare parchi eolici off-shore che riducano drasticamente gli impatti negativi sia visivi che sulla navigazione, sull’ambiente, sulla vita animale e vegetale, sulle attività costiere. Va osservato che finora il governo ha stabilito un obiettivo di sviluppo per l’eolico offshore di solo 900MW, del tutto insufficiente rispetto agli obiettivi europei (60.000MW nel 2030 e 300.000MW nel 2050) e alle esigenze dell’Italia.
Per di più non ha chiarito dove andrebbe collocato l’eolico negli immensi spazi di mare che circondano l’Italia. Si sottovalutano le enormi potenzialità di produzione dell’eolico off shore (più del 10% del fabbisogno elettrico nazionale), di impatto sull’economia nazionale, sullo sviluppo industriale e sull’occupazione. È evidente che per approntare le turbine eoliche occorrono grandi quantità di acciaio. Si tratta di una produzione ingente che potrebbe arrivare ad utilizzare per anni il 10% della produzione di acciaio in Italia, creando fino a 100.000 nuovi posti di lavoro.
Infine, il governo dovrebbe creare certezze di mercato per la produzione e per chi consuma l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili a partire dall’eolico. Occorre adottare una normativa che consenta al momento del permesso di costruzione di definire un accordo tariffario per l’acquisizione di tutta la produzione in rete per un arco di tempo congruo, ad esempio 10 anni, con garanzie sia per gli investitori che per gli abitanti/consumatori dell’area interessata.
Il governo deve assumersi la responsabilità di indicare dove è possibile realizzare l’eolico in mare, decidendo una distanza dalla costa di almeno 25 Km.
***Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Alex Sorokin (Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Laudato Si’, Nostra)
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