Cultura

Beni culturali, quando l’austerità divora anche lo sponsor

Beni culturali, quando l’austerità divora anche lo sponsorL'ermafrodito dormiente, Galleria Borghese, Roma

Federculture Presentato al Senato il decimo rapporto annuale. La prossima legge di stabilità rischia di minare alla base la governance pubblico-privata. Il teatro è il settore che se la passa peggio, mentre le famiglie, non «aiutate», tagliano il consumo culturale

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 25 novembre 2014
Il culto del marchio «Made in Italy» è inversamente proporzionale alla realtà dell’istruzione, della produzione culturale e del finanziamento pubblico alla cultura in Italia. Tanto più è forte l’evocazione del primo, legato ad esempio all’enogastronomia «chic» e «slow» o alla mitologia delle start up tecnologiche o ad una generica «imprenditoria giovanile», tanto più forti sono le conseguenze dei tagli ai fondi pubblici. L’evocazione del capitale simbolico cancella gli effetti reali della crisi, ma non una contraddizione di fondo che nell’era renziana si è fatta ancora più potente. Anche perché, come ha fatto notare ieri al Senato il presidente di Federculture...

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