Alias Domenica
Bionda, la guerra ribolle sotto le hautes pâtes
A Milano, Casa Boschi di Stefano, "Mario Bionda Immagini, erosioni, spazi (1950-1964)", a cura di Elena Di Raddo Nella Milano degli anni cinquanta, amico di Chighine e sostenuto da Russoli, Mario Bionda creò un gergo informale ipermaterico, grigio con tragici abbagli di bianco, che guardava a Fautrier
Mario Bionda, "Immagine bruna", 1962
A Milano, Casa Boschi di Stefano, "Mario Bionda Immagini, erosioni, spazi (1950-1964)", a cura di Elena Di Raddo Nella Milano degli anni cinquanta, amico di Chighine e sostenuto da Russoli, Mario Bionda creò un gergo informale ipermaterico, grigio con tragici abbagli di bianco, che guardava a Fautrier
Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 17 ottobre 2021
Luca Pietro NicolettiMILANO
Mario Bionda in una foto-ritratto di Uliano Lucas Non ci fu pittore in Italia, fra i nati negli anni dieci, che alla fine degli anni quaranta o all’inizio dei Cinquanta non abbia dipinto almeno un quadro neocubista, come se si trattasse di una tappa obbligata da superare per dirigersi verso la modernità. Per Mario Bionda (1913-’85) si trattò di una breve parentesi, consumatasi al ritorno dal fronte e dalla lotta partigiana, respirando quel vento di rinnovamento che da Torino, dove era nato, a Milano, dove si era trasferito alla fine degli anni trenta, oscillava fra ipotesi «astratto-concrete» e «naturaliste»:...