Renato Birolli, «La vigna è bianca», 1954, Milano, coll. priv.
Alias Domenica
Birolli, matita, pennello e bomba atomica
A Milano, Casa Boschi Nell’immediato dopoguerra il «Corrente» e comunista Renato Birolli interpretò in piena autonomia il riaccendersi della dialettica fra segno grafico e ricerca cromatica
Pubblicato più di un anno faEdizione del 4 giugno 2023
Luca Pietro NicolettiMILANO
Data al 1946 una coloratissima allegoria di Renato Birolli: una vista dall’alto bipartita, metà rigogliosa e popolata di animali, l’altra inaridita e desolata: come recita il lungo titolo apposto sul foglio, È scoppiata una bomba atomica su una parte della terra. Datano ai due anni precedenti, invece, gli oltre cento disegni sulla Resistenza – di cui ottantasei pubblicati in Italia 1944 – e le serie inedite dei Vescovi e dei Poveri. Sono esperienze che cadono in un momento cruciale della dialettica fra disegno e pittura, fra dominio del segno grafico e ricerca espressiva attraverso il colore: un vecchio dibattito, tornato...