Alias
Boleslaw Prus, effetto stupore a Varsavia
Scrittori polacchi L’infinitamente piccolo e lo smisuratamente grande coesistono nei «Racconti da un paese che non c’è», fra sarcasmo e impegno sociale: prima traduzione, da Marsilio
Józef Chełmoński, «Indian Summer», 1875
Scrittori polacchi L’infinitamente piccolo e lo smisuratamente grande coesistono nei «Racconti da un paese che non c’è», fra sarcasmo e impegno sociale: prima traduzione, da Marsilio
Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 5 settembre 2020
Volatilizzatasi dalle carte geografiche alla fine del Settecento a seguito della spartizione del suo territorio tra Austria, Russia e Prussia, la Polonia fino alla ritrovata indipendenza nel 1918 è esistita esclusivamente nei vagheggiamenti nostalgici degli esuli o negli sfortunati disegni politici di coloro che lottarono per ricostituirla in quanto stato indipendente. L’estremo affronto alla sua identità nazionale avvenne nel 1867, quando avendo quattro anni prima soffocato un ennesimo tentativo insurrezionale, lo zar Alessandro II abolì la dizione «regno di Polonia» che indicava le province a lui sottomesse, rimpiazzandola con quella molto più generica di «territorio della Vistola». Le implicazioni surreali...