Cultura
Boltanski, il sortilegio dell’arte
Intervista L'artista francese racconta la sua mostra presso la Fondazione Merz di Torino. «Lotto contro il tempo che avanza, conservo i battiti dei cuori di persone sconosciute per resistere alla sparizione»
«Dopo», alla Fondazione Merz di Torino – Courtesy Fondazione Merz
Intervista L'artista francese racconta la sua mostra presso la Fondazione Merz di Torino. «Lotto contro il tempo che avanza, conservo i battiti dei cuori di persone sconosciute per resistere alla sparizione»
Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 5 novembre 2015
«Sono nato nel ventesimo secolo in Europa e sono diventato un artista, ma avrei potuto essere uno sciamano in America del Sud o uno stregone in Africa. I nostri mestieri si assomigliano, ma solo che per chi è religioso esiste una risposta». Christian Boltanski, quando parla, fa risuonare i suoi pensieri in mondi lontani, riconducendo lo spettatore lungo sentieri ancestrali, dove l’individuo non è più una monade impazzita nella sua solitudine, ma una presenza universale, legata da un filo invisibile ma robusto alle generazioni precedenti e a quelle che verranno. Christian Boltanski Come un rabdomante che fiuta le tracce umane,...